Per il settimo giorno, i caccia israeliani questa domenica hanno bombardato vari bersagli attraverso tutto il Libano, inclusa la capitale Beirut. Secondo il premier libanese, i cittadini libanesi sfollati e costretti a dormire in strada potrebbero essere “anche un milione”, ovvero “la peggiore crisi di sfollamento” della storia del paese. Sono passate oltre 24 ore da quando Israele ha annunciato che i suoi bombardamenti hanno ucciso lo storico leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, alla guida dal 1992 dell’organizzazione sciita filoiraniana e anti israeliana; l’uomo che aveva fatto di Hezbollah, riarmando e consolidando il movimento, il nemico numero uno in prossimità di Israele.

L’esercito dello Stato ebraico afferma di aver colpito postazioni di lancio di missili – quelle che minacciano il nord di Israele da anni – e arsenali militari. Annuncia anche la morte di un altro dirigente di Hezbollab, Nabil Kaouk, sempre nel quartiere Dahiyeh alla periferia di Beirut, roccaforte del movimento filoiraniano.
L’uccisione dei dirigenti di Hezbollah (Nasrallah dal punto di vista israeliano è il coronamento di una serie di assassinii mirati) ha inferto un colpo durissimo all’organizzazione che ormai da un anno, dall’attacco del 7 ottobre del movimento palestinese Hamas in Israele, aveva rinnovato i suoi lanci di missili sul nord dello Stato ebraico spingendo alla fuga migliaia di persone. Il movimento libanese aveva varato una campagna in grande stile in solidarietà con i palestinesi di Gaza, sottoposti dall’ottobre scorso agli attacchi via cielo e via terra di Israele, con oltre quarantamila morti finora. Hezbollah aveva dichiarato che avrebbe smesso di lanciare missili solo con un cessate il fuoco a Gaza.

La guerra di Israele verso i nemici nella regione ormai è a tutto tondo. E se in tanti, anche nei paesi arabi, si rallegrano sottotraccia per la morte di Nasrallah, il cui strapotere dava fastidio, c’è però molta ansia: fin dove si spingerà il governo di Benjamin Netanyahu? Per cosa lavora: per la libertà di Israele di esistere nella regione, costi quel che costi, o per restare in sella?
Quante sono le vittime? Secondo il coordinatore umanitario dell’Onu in Libano, Imran Riza, la situazione è “catastrofica” e ha devastato case e infrastrutture in tutto il paese. Almeno 700 sarebbero i morti dell’ultima settimana, migliaia i feriti, quasi 120mila persone sfollate (ma abbiamo visto che sarebbero molti di più secondo il governo libanese).

Intanto molte sono le domande sulla logistica dell’attacco di Israele che ha ucciso Nasrallah, distruggendo quattro palazzi sotto cui si estendeva il rifugio sotterraneo di Hezbollah. Ufficialmente, Teheran ha giurato vendetta – anche perché a Beirut è stato ucciso anche il vicecapo dei Guardiani della Rivoluzione. Ma secondo fonti del quotidiano francese Le Parisien, a fornire a Israele la notizia che Nasrallah era giunto al quartier generale sarebbe stata proprio una forte dell’Iran.
La Francia, storicamente molto vicina al Libano (fu gerente nel paese fino al 1943 e resta il principale partner estero di Beirut) ha fonti eccellenti in loco. E del resto il neoministro degli Esteri Jean-Noel Barrot si è diretto nel paese, proprio mentre le capitali occidentali – fra cui Washington e Roma – invitano i propri cittadini a lasciare il Libano finché ci sono ancora voli.