È stato ucciso un mito, forse due. È cambiato il Medio Oriente e non soltanto. È prevalsa la violenza sulla trattativa. Il bombardamento massiccio dei quartieri sciiti di Beirut da parte di Israele e l’uccisione del leader carismatico di Hezbollah, Nasrallah, possono essere visti e giudicati in molti modi. Può essere un successo di Israele, ma può rappresentare soltanto la chiusura di un capitolo nelle realtà di quella che è, dalla fine delle Seconda guerra mondiale, la regione turbolenta del nostro mondo e l’apertura di uno scontro più devastante.
Vale la pena guardare all’azione ben studiata di Israele, alle sue mosse a sorpresa, al cambiamento della sua politica più che estera direi militare per capire il senso di quello che è accaduto in Medio Oriente nel giro di una settimana o poco più. Nei salotti e nei circoli militari di mezzo mondo, dagli USA all’Europa, dalla Cina al Cremlino, si discute intorno alle notevoli capacità tecnologhe di Israele, ma forse ancora di più alla sua scelta decisa e programmata a favore della violenza totale, qualcuno direbbe non ingiustamente, immorale, nei confronti del Male come sostituto del negoziato, del compromesso.
Per Israele, e non soltanto, Nasrallah rappresentava il Male. Era il capo di una guerra di religione, anche se Hezbollah era nata come ben altra realtà. Era il leader di un movimento che da espressione delle giuste rivendicazioni degli sciiti del Libano, passati da minoranza maltrattata a maggioranza sempre maltrattata, è diventato una potenza regionale. Si è parlato molto, in questi anni, di guerra di religione, di sciiti contro sunniti, di arabi contro arabi, di musulmani contro ebrei in una regione – la grande Terra Santa – che per secoli vedeva le devastazioni causate dalle invasioni e dagli scontri tra cristiani e musulmani.
Cosa succederà domani con la decapitazione del leader di Hezbollah dopo le operazioni a sorpresa che hanno colpito, usando tecnologie nuove, molto avanzate, in parte legate alla poco compreso potenza – negativa o positiva? – dell’AI, è una domanda che si pongono tutti. Molti analisti sostengono che siamo soltanto alle prime mosse di una nuova guerra mondiale; altri più ottimisti sostengono che dal male di questa guerra in Medio Oriente, dopo il brutale, qualcuno usa il termine criminale, assalto di Israele alla striscia di Gaza e al popolo palestinese, ci sarà un raggio di sole. Di sicuro, quei salotti che parlano di ieri e di oggi, quegli strateghi che discutono sugli strumenti di morte, fanno un paragone – non so se giusto – tra oggi e ieri. Se il mondo cosiddetto civile – Europa e Stati Uniti – avesse assassinato l’ideologo Hitler e bloccato sul nascere, anche con la violenza estrema, il mondo che stava creando, forse si potevano evitare tante sofferenze, compreso l’olocausto degli ebrei, degli zingari, degli omosessuali, delle minoranze. Con il male, la nuova linea non si deve negoziare; i compromessi sono troppo spesso scelte sbagliate.
E mentre si discute, si continua a uccidere e a morire. Cosa farà l’Iran degli ayatollah che aveva contribuito alla crescita di Hezbollah? Per ora si limita a minacciare in attesa di capire quale sarà la prossima mossa di Israele che, con Netanyahu e buona parte della popolazione, spinge USA e Occidente a colpire Teheran. Il tutto con la sua potenza nucleare schierata dietro la porta.