Sotto direzione di papa Francesco, sono state espulse dieci persone dal movimento cattolico Sodalizio della Vita Cristiana, che ha sede in Perù. Il vescovo Jose Antonio Eguren – a cui Bergoglio aveva già ordinato di dimettersi lo scorso aprile –, insieme ad alcuni sacerdoti e altri laici, avrebbero commesso abusi fisici “con sadismo e violenza”, spirituali, economici – nell’amministrazione del denaro della Chiesa –, di coscienza e di autorità.
La Conferenza episcopale peruviana ha pubblicato una dichiarazione dell’ambasciata vaticana, che si è occupata delle indagini. A condurre l’inchiesta sono stati l’arcivescovo maltese Charles Scicluna e monsignor Jordi Bertomeu che hanno esaminato le comunicazioni delle vittime mentre cercavano di coprire i crimini commessi dai clericali.
“Per prendere una tale decisione disciplinare – si legge nel comunicato dell’ambasciata vaticana – si è tenuto conto dello scandalo prodotto dal numero e dalla gravità degli abusi denunciati dalle vittime, che sono particolarmente contrari all’esperienza equilibrata e liberatoria dei concili evangelici”.
La decisione del papa è inedita. Innanzitutto, all’interno del comunicato sono resi noti i nomi dei carnefici espulsi e poi questi abusi “raramente, se non mai, sono stati puniti”, secondo il diritto canonico. Da anni il movimento del Sodalizio è al centro di accuse di violenza, ma soltanto un mese fa il papa ha deciso di prendere i primi provvedimenti a riguardo. Il fondatore Luis Figari è stato espulso perché sodomizzava le sue reclute. Le prime denunce nei suoi confronti risalgono al 2000. Le più recenti sono del 2011.