Israele ha respinto con decisione qualsiasi proposta di tregua con Hezbollah, intensificando le sue operazioni militari con un’esercitazione a ridosso del confine libanese malgrado gli Stati Uniti avessero invocato una sospensione immediata dei combattimenti.
Lo Stato ebraico, deciso a mantenere la pressione sulla milizia sciita appoggiata dall’Iran, ha continuato la campagna di attacchi aerei ed eliminazioni mirate dei leader di Hezbollah, sollevando lo spauracchio di una sempre più concreta invasione di terra, che rischierebbe di innescare un conflitto su vasta scala in Medio Oriente con la potenziale partecipazione diretta di Teheran.
L’esercito israeliano ha confermato che le sue forze hanno condotto un’esercitazione militare a pochi chilometri dal confine libanese in preparazione per un eventuale assalto terrestre. Nelle stesse ore, l’aviazione ha lanciato una serie di attacchi su Beirut, colpendo le roccaforti di Hezbollah nei sobborghi meridionali, dove colonne di fumo sono state viste alzarsi verso il cielo.
“Non ci sarà alcuna tregua nel nord”, ha dichiarato su X (ex Twitter) il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, aggiungendo che Israele proseguirà la sua offensiva contro Hezbollah “fino alla vittoria e al sicuro ritorno dei residenti del nord nelle loro case.”
Le affermazioni hanno spento le speranze di un accordo temporaneo auspicato dal primo ministro libanese, Najib Mikati. Da settimane, la comunità internazionale, guidata dagli Stati Uniti e dalla Francia, preme per una tregua di 21 giorni lungo il confine israelo-libanese, oltre a sostenere un cessate il fuoco anche nella Striscia di Gaza. Ma il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, a New York per parlare all’Assemblea generale dell’ONU, ha preferito non dare ancora una risposta formale alla proposta, pur ordinando all’esercito di proseguire gli scontri.

Le ostilità, le più intense dalla guerra del 2006, hanno già spinto centinaia di migliaia di persone a lasciare le proprie abitazioni in cerca di rifugio. Dalla scorsa settimana, più di 600 persone hanno perso la vita sotto i bombardamenti israeliani in Libano, in un conflitto che è il culmine di quasi un anno di tensioni e scambi di fuoco lungo il confine. Hezbollah ha risposto con il lancio di centinaia di missili verso obiettivi israeliani, inclusa la città di Tel Aviv, anche se il sistema di difesa aerea “Iron Dome” ha limitato i danni.
Nelle ultime ore, l’esercito israeliano ha rilasciato dichiarazioni esplicite su una possibile invasione di terra, con il capo dell’esercito che ha esortato le truppe a essere pronte a varcare il confine. Nel frattempo, giovedì, i jet israeliani hanno colpito infrastrutture strategiche lungo il confine tra Libano e Siria, nel tentativo di bloccare i rifornimenti di armi destinate a Hezbollah. Secondo il ministero della salute libanese, almeno 26 persone, in gran parte siriane, sono rimaste uccise nei bombardamenti, che hanno colpito soprattutto la cittadina di Younine, nella Valle della Bekaa.
La crescente violenza sta inoltre spingendo alcuni Paesi vicini a prepararsi per evacuare i propri cittadini dal Libano. Giovedì, fonti del ministero della Difesa turco hanno confermato che Ankara sta pianificando l’evacuazione di cittadini turchi e di altri stranieri.