“Gli Stati Uniti sono accanto a Kyiv ora e in futuro”. Joe Biden ha accolto così giovedì il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky allo Studio Ovale nel loro ultimo incontro prima delle elezioni di novembre – che decideranno il prossimo inquilino della Casa Bianca, e di riflesso il corso della politica USA nei confronti di Kyiv.
Durante l’incontro, Zelensky ha delineato il suo “piano per la vittoria” per costringere il presidente russo Vladimir Putin a un accordo di pace equo. Sebbene non siano stati resi pubblici molti dettagli, l’intenzione di fondo è chiara: aumentare il potenziale bellico di Kyiv per ottenere un vantaggio decisivo sul campo, a oltre due anni e mezzo dall’inizio dell’invasione russa.
La strategia si articolerebbe in tre pilastri principali: il potenziamento della difesa aerea, l’espansione delle capacità offensive ucraine e la prosecuzione dell’addestramento delle forze armate. Il presidente ucraino ha sottolineato che solo con una combinazione di questi fattori sarà possibile mettere la Russia in una posizione tale da considerare negoziati seri. Tra le proposte presentate, spiccano l’invio di ulteriori sistemi di difesa aerea Patriot e il proseguimento della consegna di armamenti a lungo raggio come i missili ATACMS, fondamentali per colpire obiettivi strategici russi oltre le linee del fronte.
Fa parte del piano anche l’accelerazione del processo di adesione ucraino alla NATO, secondo quanto svelato dal capo dell’Ufficio presidenziale Andriy Yermak. “L’intenzione di Kyiv”, secondo quanto scrive il Kyiv Post, “è quella di entrare nell’Alleanza Atlantica entro pochi mesi, non anni”.
La tempistica della presentazione del piano non è casuale. Nelle scorse settimane Kyiv ha guadagnato terreno con una incursione a sorpresa nell’oblast di Kursk, il primo attacco significativo su territorio russo dalla Seconda guerra mondiale che ha avuto l’effetto di evidenziare le vulnerabilità del Cremlino. Sfruttando l’eco dell’operazione, Zelensky ha cercato di assicurarsi ulteriori aiuti dagli Stati Uniti, un obiettivo reso ancora più impellente dall’appuntamento elettorale autunnale, che potrebbe riportare Donald Trump alla Casa Bianca e perciò mettere a repentaglio il sostegno americano all’Ucraina.
In occasione della visita di Zelensky, Biden ha annunciato oltre 8 miliardi di dollari di aiuti militari, sottolineando che il sostegno all’Ucraina “per vincere la guerra” resta una priorità assoluta per Washington. Il pacchetto include, tra l’altro, una nuova arma di precisione: la bomba Joint Standoff Weapon, con un raggio d’azione di 130 chilometri. Che tuttavia non potrà essere impiegata – come il resto dei missili a lunga gittata occidentali – in profondità all’interno del territorio russo, come chiarito da un funzionario statunitense. Il nuovo pacchetto di aiuti include anche ulteriori batterie di difesa Patriot, munizioni aria-terra e sistemi di difesa aerea. Inoltre, il Pentagono amplierà l’addestramento per i piloti ucraini sugli F-16, preparandone ulteriori 18 per il prossimo anno.
Zelensky, ringraziando Biden e il Congresso per l’assistenza, ha dichiarato che l’Ucraina utilizzerà le nuove risorse “nel modo più efficiente e trasparente possibile”. “Sono grato agli Stati Uniti per fornirci ciò che è essenziale per proteggere il nostro popolo”, ha scritto su X.
La visita di Zelensky non ha però mancato di sollevare alcune critiche, soprattutto da parte di esponenti repubblicani. Donald Trump, durante un comizio in Carolina del Nord, ha attaccato sia lui che Biden: “Continuiamo a dare miliardi di dollari a un uomo che si è rifiutato di raggiungere un accordo”. L’ex presidente ha addossato proprio a Biden e alla vicepresidente, nonché candidata presidenziale dem, Kamala Harris le responsabilità dell’invasione russa per non aver preso “provvedimenti preventivi”.
Oltre alle critiche di Trump, una parte dei repubblicani si è detta irritata dalla visita di Zelensky a una fabbrica di munizioni a Scranton, Pennsylvania, la città natale di Biden. L’episodio ha persino portato lo speaker della Camera dei Rappresentanti, il repubblicano Mike Johnson, a chiedere il licenziamento dell’ambasciatore ucraino a Washington.
Zelensky ha incontrato diversi esponenti del Congresso, sia democratici che repubblicani. I colloqui si sono svolti in un clima descritto come “bipartisan e positivo” dal deputato repubblicano Joe Wilson, mentre il senatore democratico Dick Durbin ha spiegato che il leader ucraino ha presentato una strategia volta a garantire che Kyiv possa mantenere lo slancio nelle operazioni militari, con il sostegno necessario in termini di equipaggiamenti e risorse.
Secondo fonti riportate dal Wall Street Journal, alcuni funzionari americani e europei ritengono peraltro che il “piano di vittoria” del presidente ucraino manchi di una visione chiara e di passi concreti per garantire una vittoria contro la Russia. Le richieste di Zelensky sembrano concentrarsi principalmente su ulteriori forniture di armi e sulla rimozione dei limiti all’uso di missili a lungo raggio per colpire obiettivi all’interno della Russia, ma mancano di dettagli operativi più specifici che Biden potrebbe sostenere nei pochi mesi rimasti del suo mandato.
Di fronte alla possibilità che Biden possa respingere il piano, Zelensky si è dimostrato consapevole dei rischi. “Sarebbe un pensiero terribile”, ha detto durante un’intervista con il New Yorker. “Significherebbe che Biden non vuole mettere fine alla guerra in modo tale da negare la vittoria alla Russia”.