Cominciò tutto negli abbondanti anni Ottanta, quando le porzioni nei ristoranti americani aumentarono notevolmente, e non sono mai tornate a livelli più compatibili con lo stomaco umano. Questa sovrabbondanza ha contribuito all’aumento dell’obesità, ma i tentativi di ridimensionare le porzioni attraverso la regolamentazione sono falliti.
In particolare infatti, le campagne di salute pubblica organizzate dalla Casa Bianca durante la presidenza di Barack Obama per sensibilizzare sui problemi di salute associati all’obesità, così come le proposte di legge per diminuire le porzioni di cibo vendute dai ristoranti e per diminuire i contenuti delle bibite caloriche, non hanno avuto molto successo.
Oggi, però, rivela il New York Times, una combinazione di fattori economici, demografici e ambientali potrebbe finalmente cambiare la situazione. Secondo il rapporto della National Restaurant Association del 2024 un numero crescente di consumatori, più del 75%, desidera porzioni più piccole a prezzi più bassi, e alcuni ristoranti, come Subway e Burger King, hanno già iniziato a ridurre le porzioni e a offrire opzioni meno abbondanti.
Per fare alcuni esempi, Subway propone un menù incentrato sugli snack che include spuntini come gli involtini caldi da 3 dollari. Anche Burger King ha ridotto la porzione di crocchette di pollo fritte da dieci a otto pezzi e ha inserito anche una opzione per scegliere “una tazza di zuppa con mezzo panino o mezza insalata”, che al momento pare essere molto apprezzata.
Un cambiamento anche alimentato dalla cultura dello “snackification”, nuovo trend alimentare in cui i pasti tradizionali sono sostituiti da snack, soprattutto tra i giovani.