Con l’avvicinarsi della data delle elezioni – mancano 42 giorni – il ritmo della campagna elettorale americana diventa sempre più frenetico. I candidati volano da una parte all’altra dell’America con gli itinerari dettati dai sondaggi, scendendo in quelle aree dove sono più deboli e dove cercano di racimolare voti.
Un vortice elettorale composto da comizi, strette di mano e selfie con gli elettori, interviste e fotografie con i giornali locali. Trasferimenti in autobus e aereo in un massacrante tourbillon di appuntamenti alla caccia di consensi. Specie in questo momento, in cui tutti i sondaggi mostrano un elettorato equamente diviso, tanto che CNN le ha definite le elezioni presidenziali più imprevedibili del secolo.
I sondaggi evidenziano il leggero vantaggio nazionale di Kamala Harris sul suo rivale repubblicano, ma la loro corsa rimane ben al di sotto del margine di errore ed è troppo serrata per essere definita. In media, secondo l’ultimo sondaggio Poll of Polls di Cnn, la vicepresidente ha un vantaggio di 3 punti su Donald Trump. Bisogna tornare alla campagna elettorale del 1960, quella di John F. Kennedy contro Richard Nixon, per trovare una corsa in cui i sondaggi davano costantemente i candidati a meno di 5 punti di differenza l’uno dall’altro.
Ma i sondaggi, proprio per il sistema elettorale americano, possono solo indicare il gradimento popolare, non affermare con certezza chi andrà alla Casa Bianca. Questo perché negli Stati Uniti le elezioni presidenziali sono indirette e, contrariamente a quanto si crede, non vince chi si aggiudica più voti, ma chi ottiene la maggioranza dei Grandi Elettori – ne servono almeno 270. Ogni Stato dell’Unione ha un totale di Grandi Elettori (in tutto 538) che varia in base al numero dei parlamentari eletti nello Stato. Votare per uno o per l’altra significa che il Grande Elettore in rappresentanza del Collegio Elettorale dello Stato in cui si vota voterà poi per il presidente. Ed ecco che anche se i sondaggi vedono Harris in vantaggio su Trump, alla fine il conteggio dei Collegi Elettorali potrebbe essere diverso.
Per ora, secondo CNN, la candidata democratica ha 225 Grandi Elettori, mentre Trump ne ha 219 e, in 7 Stati, per un totale di 99 Grandi Elettori, la differenza tra i due è così modesta che non è possibile fare una previsione. Ed ecco che i quotidiani si sbizzarriscono a formulare pronostici e possibili scenari politici. Il Washington Post traccia otto scenari possibili, mentre il New York Times evidenza le difficoltà nel fare le previsioni. Quasi tutti concordano che lo Stato chiave per aggiudicarsi la Casa Bianca resta la Pennsylvania e per questo oggi l’ex presidente andrà prima a Smithton, nella contea di Westmoreland, per parlare alla Protecting America Initiative, un gruppo anti-Cina guidato da Richard Grenell, che quando Trump era alla Casa Bianca ha ricoperto il ruolo di direttore ad interim dell’intelligence nazionale, e dall’ex deputato Lee Zeldin, che è stato uno dei più strenui sostenitori MAGA al Congresso. E poi in serata il tycoon terrà un comizio alla Indiana University of Pennsylvania, all’interno del Kovalchick Convention and Athletic Complex, che si trova a sole 50 miglia a Est di Butler, dove è stato ferito da un proiettile a luglio durante un comizio all’aperto.

In una gara così serrata, anche pochi punti percentuali possono fare la differenza, proprio come è successo nel 2016 e nel 2020. Eppure, a tutt’oggi, c’è una larga componente di elettori “indecisi” che non sempre sono decifrabili. E per studiare il fenomeno degli indecisi l’Huffington Post ha dedicato un lungo articolo.
“I sondaggisti – afferma al quotidiano il professor Sam Wang della Princeton University – sono forzati ad adottare un approccio diretto e immediato per misurare il comportamento umano. Ma le persone non sempre sanno in anticipo cosa faranno nel prossimo futuro. Per fare un esempio, io non so cosa mangerò a pranzo tra un mese, ma se qualcuno si mette a osservare le mie abitudini per un lungo periodo, potrebbe avere una buona idea per capire se mangerò un panino o il sushi. I sondaggi, invece, sono vincolati alla risposta immediata ed ecco che molti intervistati rispondono di non essere sicuri a chi daranno il voto”.
Brianna N. Mack, professoressa associata di politica e governo alla Ohio Wesleyan University di Delaware, in Ohio, pensa che “elettore indeciso” sia un termine improprio, almeno nelle elezioni in cui Trump è sulla scheda elettorale. “Al contrario, ci sono persone che, dato che la politica è così polarizzata, pensano che sia meglio nascondersi o identificarsi come indecisi, piuttosto che prendere posizione”.
Yanna Krupnikov, professoressa di comunicazione e media all’Università del Michigan e autrice di The Other Divide: Polarization and Disengagement in American Politics, pensa che ci siano elettori che sono davvero indecisi, ma è un tipo unico di indecisione. “La loro perplessità è diversa dalla scelta tra due opzioni che sembrano essere ugualmente valide. Piuttosto, è un’indecisione di cui sei più disposto ad affrontare il disagio”.
Gli elettori determinati ritengono che ci siano chiare differenze tra i due candidati su argomenti politici scottanti, tra cui diritti riproduttivi, immigrazione, tagli alle tasse, cambiamenti climatici, inflazione ed economia. Tra gli quelli “in bilico”, invece, molto spesso la loro indecisione è motivata dalla scarsa fiducia che ripongono nelle istituzioni.
“Alcuni elettori potrebbero non vedere le significative differenze tra Harris e Trump – afferma Simone Tang, professoressa di comportamento organizzativo che studia economia comportamentale e processo decisionale alla Cornell University – pensando che tanto votando o non votando non cambierà nulla. Un elettore del genere potrebbe essere meno convinto a prendere una decisione perché secondo lui il risultato è comunque predeterminato”.
Tony Greenwald, professore emerito di psicologia presso la Washington University, la cui ricerca esamina come i pregiudizi modellano il comportamento sociale, pensa che molti degli elettori indecisi sono persone che non vogliono far conoscere le proprie opinioni ai sondaggisti e che si nascondono affermando di non aver deciso per chi voteranno per non rispondere.