Joe Biden ha scelto Wilmington, la cittadina del Delaware dove vive dal lontano 1953 – pur facendo stabilmente la spola a Washington – per accogliere i leader di Australia, Giappone e India per l’ultimo vertice dell’alleanza indo-pacifica “Quad” del suo quadriennio alla Casa Bianca.
E per il summit è stato scelto un luogo dall’alto significato simbolico per il presidente 81enne: l’Archmere Academy, la scuola superiore cattolica che ha frequentato – diventando rappresentante di classe all’ultimo anno – alternando gli studi alla passione per il baseball (dove sostiene di essere stato un ottimo attaccante).
L’incontro di questo weekend è il quarto che si svolge di persona e il sesto in totale dall’inaugurazione nel 2021. Fin da quando Biden ha assunto la presidenza, uno degli obiettivi principali dell’amministrazione democratica è stato quello di elevare il Quad – un’alleanza che prima era limitata a incontri tra i ministri degli Esteri – a un partenariato strategico a livello di leader. Il cambio di paradigma è servito a spostare gran parte dell’attenzione degli Stati Uniti dai conflitti in Medio Oriente alle opportunità e alle minacce emergenti nella vasta regione dell’Indo-Pacifico, dove la sfida principale è quella rappresentata del competitor-nemico cinese.
La prima ad arrivare in Delaware è stata la delegazione indiana, rappresentata dal premier Narendra Modi, seguita da quella del primo ministro giapponese Fumio Kishida e dell’omologo australiano Anthony Albanese, tutti prossimamente diretti verso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York.
La scelta della residenza di Biden, situata in una zona boschiva a pochi chilometri dal centro di Wilmington, sembra aver contribuito a creare un’atmosfera più informale e accogliente. Per i presenti, certo – ma non per la stampa, che non ha potuto assistere agli incontri bilaterali.
Sul futuro dell’alleanza Biden si è detto ottimista. “Sopravviverà ben oltre novembre”, ha dichiarato all’apertura dei lavori – nonostante siano mesi di profonda transizione politica per lui e per il leader giapponese, anch’egli prossimo all’uscita di scena. Gli interpreti cambieranno, ma non lo spartito. E la dichiarazione congiunta, intitolata “Dichiarazione di Wilmington”, ha ribadito l’impegno a favore di un Indo-Pacifico libero e “aperto, inclusivo e resiliente”.
Il documento affronta diversi capitoli, dai conflitti regionali—tra cui la guerra tra Israele e Hamas e l’invasione russa dell’Ucraina—la sicurezza marittima, la tecnologia, le energie pulite, la cybersicurezza e la sanità pubblica.
Tra le iniziative annunciate, si è discusso di rafforzare la sicurezza marittima nella regione asiatica sud-orientale, attraverso una collaborazione più intensa tra le guardie costiere e un migliore coordinamento nelle missioni umanitarie, in risposta all’aumento delle mire di Pechino. Nella dichiarazione, i leader hanno espresso la loro preoccupazione per la militarizzazione del Mar Cinese Meridionale e le manovre intimidatorie del Dragone, sottolineando l’importanza di preservare la stabilità regionale.
A tenere banco anche la crisi in Medio Oriente, con i presenti che hanno chiesto il rilascio degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas e un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, rimarcando l’urgenza di incrementare l’assistenza umanitaria.