Freddie Owens, 46 anni, nero, è stato giustiziato in South Carolina nonostante il suo coimputato avesse ritrattato le accuse contro di lui, a pochi giorni dall’esecuzione. È l’inizio di un periodo tragico per le esecuzioni capitali: altre quattro persone verranno giustiziate entro la fine della prossima settimana, tre con un’iniezione letale e la quarta con la maschera di azoto. Marcellus Williams in Missouri, il 24 settembre, per l’omicidio della giornalista Felicia Gayle; Travis Mullis in Texas, sempre martedì, per aver ucciso a calci il figlio di tre mesi; Alan Miller in Alabama, il 26 settembre, per aver sparato a tre colleghi; e Emmanuel Littlejohn in Oklahoma, anche lui giovedì, per aver ammazzato il proprietario di un supermarket durante una rapina.
Con Freddie Owens, lo Stato del Sud ha ripreso le esecuzioni dopo una pausa di 13 anni dovuta all’impossibilità di reperire i farmaci letali. Owens era stato condannato a morte per aver sparato a Irene Graves, 41 anni, nera, cassiera di un minimarket Speedway, la notte di Halloween del 1997. All’epoca aveva 19 anni, e il suo coimputato, Steven Golden, 18.
Golden si dichiarò colpevole e accettò di testimoniare contro Owens; è stato condannato a 30 anni. Freddie Owens si è sempre dichiarato innocente ed era stato condannato a morte nel 1999. Una condanna annullata due volte, poi emessa di nuovo, e confermata dalle corti superiori.
Owens in seguito era stato anche accusato di aver ucciso Christopher Bryan Lee, un compagno di carcere, proprio nel 1999; per questo delitto fornì invece una confessione completa affermando di averlo fatto perché era stato ingiustamente condannato nell’altro caso. Tuttavia non è mai stato condannato per questo omicidio: la procura ha preferito lavorare solo sull’imputazione primaria relativa al 1997.

Pochi giorni fa, Steve Golden aveva ritrattato le sue accuse affermando di aver firmato all’epoca un accordo segreto con gli inquirenti, di cui la giuria non era mai stata a conoscenza. Il patteggiamento gli aveva evitato l’ergastolo ma il vero assassino di Irene Graves, diceva ora, era un altro; aveva mentito per paura, perché era pieno di cocaina e perché la polizia gli aveva fatto pressione.
La settimana scorsa, la Corte Suprema del South Carolina ha respinto la richiesta di fermare l’esecuzione di Owens sulla base della deposizione di Golden: contro il condannato c’erano altri testimoni e le parole di Golden non sono state ritenute attendibili. L’ultima possibilità di evitare la morte era che il governatore repubblicano della Carolina del Sud Henry McMaster commutasse la condanna all’ergastolo. Giovedì, il gruppo South Carolinians for Alternatives to the Death Penalty aveva consegnato una petizione con oltre 10.000 firme all’ufficio del governatore. McMaster però ha respinto la richiesta, affermando di aver “esaminato attentamente e ponderato” la domanda di clemenza di Owens.
L’esecuzione sarebbe dovuta avvenire alle 18, ma è stata ritardata per un ultimo appello alla Corte Suprema di Washington, anche questo bocciato. La procedura è iniziata alle 18:35.
Owens non ha rilasciato alcuna dichiarazione finale. Aveva ordinato un ultimo pasto abbondante: doppio cheeseburger, patatine fritte, una bistecca, sei ali di pollo, due milkshake alla fragola, una fetta di torta di mele.
Secondo i testimoni che hanno assistito all’esecuzione, quando la tenda della camera della morte si è aperta, Owens era legato a una barella, con le braccia distese sui fianchi. Dopo la somministrazione del farmaco, ha detto “ciao” al suo avvocato e lei gli ha risposto “ciao”. Un medico lo ha dichiarato morto alle 18:55.
L’ultima esecuzione in South Carolina risaliva al maggio 2011. Da allora lo Stato – come altri nell’Unione – aveva avuto difficoltà a reperire i farmaci letali in maniera trasparente. Il Parlamento locale avevaaggiunto la fucilazione come metodo possibile per le esecuzioni, e poi ha stilato una legge speciale per schermare gli acquisti dei farmaci per le iniezioni letali, in modo che non siano tracciabili e che i venditori non rischino di essere identificati.
Dal 1976, lo Stato ha messo a morte 43 persone. Dal 2011, la popolazione nei bracci della morte del South Carolina era diminuita; aveva 63 condannati, ora sono 31 – escludendo Owens. Alcuni detenuti sono morti per cause naturali, altri hanno vinto degli appelli e hanno avuto la pena commutata.
Owens è il 14esimo detenuto giustiziato quest’anno negli Stati Uniti: tre sono morti in Alabama, tre in Texas, due in Missouri, due in Oklahoma e una in Florida, Georgia e Utah. La pena di morte è attiva anche in California, Ohio, Oregon, Arizona, Pennsylvania e Tennessee a determinate condizioni.