Secondo un nuovo studio, condotto presso il Brazilian Synchrotron Light Laboratory (LNLS) e pubblicato di recente su JAMA Network Open, le microplastiche penetrano perfino nel bulbo olfattivo arrivando alla base del cervello, la complessa struttura nasale responsabile del rilevamento degli odori. I ricercatori hanno trovato che, su quindici encefali esaminati, otto contenevano microplastiche. Le particelle trovate misuravano tra 5,5 e 26,4 micrometri. Questi risultati sollevano preoccupazioni per la salute soprattutto per un possibile aumento delle malattie neurodegenerative.
Come si legge nello studio, le forme predominanti trovate nei cervelli umani esaminati erano particelle e fibre di polipropilene, il polimero più diffuso a livello mondiale, che si trova in molti oggetti di uso quotidiano, come alcuni tessuti sintetici e quelli utilizzati per conservare e confezionare cibo e bevande. Da ciò emerge che, come sottolineano gli esperti, l’inquinamento da microplastica è una preoccupazione sia ambientale che sanitaria in costante aumento.
“Una volta presente nella struttura nasale – ha spiegato l’autore principale dello studio, Luís Fernando Amato-Lourenço, ricercatore nel campo delle microplastiche presso la Libera Università di Berlino, – la microplastica si può diffondere facilmente anche in altre regioni del cervello. Queste particelle, essendo molto piccole, hanno maggiori probabilità di bypassare la membrana che protegge l’encefalo e il midollo spinale”.
Attualmente i ricercatori affermano che è necessario studiare con maggiore precisione gli effetti nocivi di queste sostanze nel corpo umano e che sarebbe meglio limitarne l’uso.