Tutti i senatori repubblicani, con l’eccezione di due donne, Susan Collins del Maine e Lisa Murkowski dell’Alaska, hanno ieri pomeriggio bocciato la legge sulla fecondazione in vitro (IVF), una procedura clinica utilizzata per le coppie che non riescono a concepire naturalmente, che si svolge in laboratorio dove lo spermatozoo viene inserito nell’ovulo. L’embrione, una volta fecondato, viene quindi trasferito nell’utero materno con la speranza che attecchisca per dare inizio a una gravidanza. La proposta di legge aveva bisogno di 60 voti per andare avanti e il voto è stato di 51 a 44.
Donald Trump ha promesso che la proteggerebbe se rieletto, ma non ha chiesto ai senatori del suo partito di approvare la legge. La legge voleva stabilire il diritto a livello nazionale “di ricevere un trattamento per la fertilità da un operatore sanitario, in conformità con gli standard medici di cura ampiamente accettati e basati sull’evidenza”.
All’inizio di quest’anno il tema della fecondazione in vitro e dei trattamenti di fertilità è stato molto discusso negli Stati Uniti, soprattutto quando la Corte Suprema dell’Alabama ha ritenuto, secondo la propria legge statale, che “gli embrioni sono bambini”.
Questo ha spinto i medici e i centri per la fertilità dello Stato a dover interrompere temporaneamente i trattamenti. Da allora alcuni repubblicani, tra cui Donald Trump, hanno dichiarato di essere a sostegno dei trattamenti di fertilità.
“Se Donald Trump e i repubblicani vogliono proteggere il diritto delle persone di accedere alla fecondazione in vitro, possono votare sì”, ha affermato la senatrice democratica Tammy Duckworth dell’Illinois.