Nel cuore di Roma, tra le antiche mura del Quirinale, i Corazzieri con l’ impeccabile uniforme contraddistinta dall’elmo con la lunga criniera e la corazza creano un’atmosfera di solennità e rispetto, evocando tradizione e prestigio. Ufficialmente, questi carabinieri sono i custodi della sicurezza e dell’integrità del Presidente della Repubblica e delle personalità che varcano la soglia del Palazzo per partecipare a cerimonie e udienze.
Era il lontano 1868 quando un contingente di 80 Carabinieri a cavallo, sfoggiando elmi scintillanti e corazze impeccabili, sfilò per le strade di Firenze per formare la scorta d’onore al corteo reale in occasione del matrimonio tra Principessa Margherita di Savoia e il Principe Umberto. L’imponenza della scena catturò l’attenzione della famiglia reale, che decise di affidare loro la protezione dei reali appartamenti e la scorta personale del re.

Fu nel 1871, con il trasferimento a Roma, la nuova capitale del Regno, che lo Squadrone trovò dimora nei pressi del Quirinale, in via XX Settembre. Qui, presero possesso dei locali del monastero delle Suore di Santa Susanna che, nel 1905, assunse il nome di “Caserma Alessandro Sanfront”, divenendo così la sede permanente del Reggimento Corazzieri.
La loro storia è un magnifico racconto di coraggio e dedizione che ha attraversato epoche cruciali della storia italiana.
Uno degli episodi più significativi risale al 1878 a Napoli, quando il capitano Stefano De Giovanni, comandante della scorta, riuscì a neutralizzare Giovanni Passannante durante l’attentato al re Umberto I.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, i Corazzieri si unirono alla Resistenza, affrontando sacrifici estremi come quello del corazziere Giordano Calcedonio. Il 23 marzo del 1944, insieme ad altre trecentoventitré persone, Calcedonio fu ucciso alle Fosse Ardeatine, torturato dalle S.S. nelle carceri di via Tasso; fu insignito alla memoria della Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Un’altra pagina indelebile fu scritta il 13 giugno 1946 al Quirinale, quando Umberto II di Savoia lasciò l’Italia per l’esilio a Cascais, in Portogallo. Rivolgendosi ai Corazzieri schierati nel Cortile d’Onore, il re sciolse il loro giuramento di fedeltà alla Corona, ma non alla Patria.
Nel maggio del 1948, con l’elezione di Luigi Einaudi a Presidente della Repubblica, i Corazzieri si trasformarono in “Squadrone Carabinieri Guardie del Presidente della Repubblica” e il 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, ripresero ad indossare gli elmi e le corazze, ma questa volta senza i simboli dei Savoia.
La tradizione dei Corazzieri si fonda sull’osservanza rigorosa delle regole e sulla cura meticolosa per ogni dettaglio, garantendo un’elevata qualità nel servizio svolto. Uno degli aspetti distintivi è la statura, con un requisito minimo oggi di 190 centimetri. Tuttavia, ai tempi di Luigi Einaudi, bastavano 180 centimetri, considerando la minore altezza media dell’epoca. Tra loro spicca l’Appuntato Gianpiero Bassetto, con i suoi 207 centimetri di altezza, che nonostante il nome si distingue come il Corazziere più alto di tutti.

Ma non sono solo gli uomini a catturare l’attenzione nelle cerimonie presidenziali; anche i loro nobili cavalli, per lo più di razza irlandese, rivestono un ruolo di primo piano. Perfettamente addestrati, docili ed eleganti, questi magnifici animali sono impiegati nei servizi di rappresentanza e d’onore, partecipando alla scorta al Presidente della Repubblica, ai solenni cambi della guardia e alle scorte durante le visite di capi di Stato stranieri.
Nell’avvincente storia dei Corazzieri, un capitolo affascinante si dipana attorno all’introduzione delle motociclette. Tutto ebbe inizio dalla necessità di seguire gli spostamenti del Presidente lungo la Penisola, e così, le prime motociclette fecero il loro ingresso nel Reggimento.

Nel 1949, l’Arma dei Carabinieri introdusse le prime Astore 500, veicoli che subirono modifiche sia estetiche che funzionali per adattarli alle esigenze e alla statura dei Corazzieri. Con il passare degli anni, i modelli motociclistici si evolsero costantemente, fino a giungere alla metà degli anni ’80, quando ebbe inizio una proficua collaborazione tra il Reggimento e la leggendaria California 1400 Touring della Moto Guzzi. Questo gioiello su due ruote nacque da un allestimento speciale creato per il Los Angeles Police Department negli anni ’70, quando le forze dell’ordine della California scelsero le moto italiane per pattugliare le strade della costa occidentale degli Stati Uniti.
Nel cuore pulsante del Reggimento si celano tesori di inestimabile valore, custoditi con cura e devozione. La tradizionale corazza continua a suscitare ammirazione per il suo splendore senza tempo. Realizzata in ferro nichelato pesa circa 8 chili, mentre gli elmi che completano l’armatura intorno ai 2 chili. Il Reggimento vanta un patrimonio di 150 corazze, alcune delle quali vantano una storia di oltre 75 anni. Accanto a esse, sono presenti circa 200 elmi che vengono regolarmente restaurati per preservare la loro bellezza e autenticità.

Ci dirigiamoci ora verso la Casa dei Corazzieri, la caserma che porta il nome di Alessandro Negri di Sanfront, valoroso maggiore che si distinse nell’eroica Carica di Pastrengo, salvando la vita al re, durante la Prima Guerra d’Indipendenza.
La Caserma dei Corazzieri ha aperto le porte al pubblico, grazie alla decisione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. All’interno della struttura, si trovano due scuderie, una selleria, e un laboratorio specializzato nella realizzazione su misura di elmi e corazze. Un ambiente fondamentale per le attività addestrative è il maneggio coperto, costruito nei primi anni ’30 del Novecento. Nella selleria, si custodiscono i finimenti per i cavalli e i materiali per la cura e la manutenzione delle bardature, considerate un’estensione dell’uniforme per ogni Corazziere.
Tra le mura della caserma si erge una piccola cappella dedicata a San Giorgio, il Patrono di tutti i cavalieri, arricchita dagli affreschi del Brigadiere dei Corazzieri Michelangelo Ravera, realizzati tra il 1963 e il 1968, che conferiscono un’atmosfera solenne a questo luogo.
Ma il tesoro più antico custodito della caserma è un mosaico parietale risalente al 69 d.C., emerso durante i lavori di ampliamento della mensa nel 1964. Quest’opera, decorata con vivaci colori e fantasiose architetture, può essere ammirata attraverso un pavimento trasparente.
Nell’Ufficio del Comandante del Reggimento sono custoditi due simboli di inestimabile prestigio: la Bandiera di guerra, conferita al Reggimento nel 1978 dal Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, e lo Stendardo Presidenziale, segno distintivo della presenza del capo dello Stato.
E poiché le Olimpiadi si sono appena concluse, ricordiamo il Maresciallo Giuseppe Tosi, uno dei discoboli più forti di tutti i tempi. Nonostante i suoi impegni nei servizi del reparto corazzieri, Tosi indossò per ventotto volte la maglia azzurra, conquistando una medaglia d’argento alle Olimpiadi di Londra del 1948 .