Un nuovo studio, diretto da Eyal G. Frank della Harris School of Public Policy dell’Università di Chicago in Illinois e pubblicato su Science, rivela che laddove si sia registrato un declino nel numero dei pipistrelli a causa di una grave infezione fungina, chiamata “sindrome del naso bianco”, si è registrato un aumento del 31% nell’uso dei pesticidi, con un conseguente aumento della mortalità infantile dell’8%.
I pipistrelli, che mangiano grandi quantità di insetti, riducono il bisogno di pesticidi in modo naturale. La loro scomparsa, invece, spinge gli agricoltori a usare più sostanze chimiche che, essendo spesso composte soprattutto da sostanze neurotossiche, danneggiano gravemente la salute umana, in modo drammatico quella dei più piccoli, e costando all’agricoltura americana quasi 27 miliardi di dollari.
Come si evince dallo studio, è stato a partire dal 2006 che i pipistrelli dal New England hanno iniziato a morire in massa negli Stati Uniti per la sindrome del naso bianco, rivelatasi, tra l’altro, una malattia misteriosa e incurabile. Da quel momento in poi, negli anni successivi fino ad oggi le popolazioni di pipistrelli si sono drasticamente ridotte.
Nel frattempo, il fungo che causa la sindrome del naso bianco continua a diffondersi e a uccidere pipistrelli anche negli Stati Uniti occidentali, compresa la California considerata una delle principali regioni agricole d’America, sottolineano gli esperti preoccupati. Inoltre, secondo l’autore principale dello studio, la causa di questa malattia sconosciuta potrebbe essere rintracciata nel cambiamento climatico e nella perdita dell’habitat delle specie, comprese i pipistrelli. “Migliorare la nostra comprensione di come i cambiamenti nella biodiversità influenzano il benessere umano sarà importante nella progettazione e nell’attuazione delle politiche di conservazione” spiega Eyal G. Frank. In questo senso, proteggere i pipistrelli, ammonisce lo studio, è essenziale per l’ecosistema e la salute pubblica.