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Israele in sciopero contro Netanyahu. USA al lavoro su accordo “prendere o lasciare”

Dopo il ritrovamento di sei ostaggi uccisi da Hamas, Biden dice del premier "non sta facendo abbastanza"

Cristiano PalladinobyCristiano Palladino
Time: 4 mins read

Sciopero generale, maxi manifestazioni, Israele bloccato fino all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, e una marea umana di gente si è riversata in strada domenica sera con una sola richiesta al governo: cessate il fuoco con Hamas subito, per far tornare a casa gli ostaggi ancora in vita.

La reazione del paese si è scatenata dopo la notizia che l’esercito israeliano ha recuperato – venerdì, ma è stato annunciato sabato – i corpi di sei ostaggi catturati da Hamas lo scorso 7 ottobre, in un tunnel sotto Rafah. Fra di loro anche Hersh Goldberg-Polin, un israelo-americano  la cui famiglia aveva anche lanciato un pubblico appello alla Convention democratica di Chicago.

Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno identificato gli altri ostaggi come Carmel Gat, Eden Yerushalmi, Alexander Lobanov, Almog Sarusi e il sergente maggiore Ori Danino. Il contrammiraglio Daniel Hagari, portavoce dell’IDF, ha dichiarato che Hamas ha giustiziato i sei ostaggi poco prima che le forze israeliane li raggiungessero. I loro corpi sono stati scoperti a circa un chilometro da dove un altro ostaggio era stato salvato all’inizio della settimana.

La morte degli ostaggi ha subito provocato un’ondata di dolore e di condanna da parte di funzionari israeliani e statunitensi.  Sulla vicenda è intervenuto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha dichiarato di essere “devastato e indignato”. “Non temete, i leader di Hamas pagheranno per questi crimini”, ha detto Biden, ribadendo gli sforzi in corso per garantire il rilascio degli ostaggi rimanenti attraverso i negoziati. “È ora di finirla”, ha chiosato. E ieri il presidente americano ha aggiunto che il premier israeliano “Non sta facendo abbastanza”

La vicepresidente Kamala Harris ha offerto le sue condoglianze alle famiglie, condannando al contempo Hamas come “organizzazione terroristica malvagia” con “ancora più sangue americano sulle mani”.

Washington intanto sta lavorando con Egitto e Qatar per una bozza di tregua da “prendere o lasciare” che verrà presentata a Israele e Hamas. Secondo un alto funzionario dell’amministrazione Biden, citato dal Washington Post, un eventuale rifiuto potrebbe segnare la fine dei negoziati guidati dagli americani.

“Non si può continuare a negoziare. Questo processo deve essere interrotto a un certo punto”, ha affermato la fonte, secondo cui il ritrovamento dei corpi di sei ostaggi uccisi non fa deragliare l’accordo ma casomai “dovrebbe aggiungere ulteriore urgenza in questa fase di chiusura, in cui eravamo già”.

La morte degli ostaggi ha subito provocato un’ondata di dolore e di condanna da parte di funzionari israeliani e statunitensi.  Sulla vicenda è intervenuto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha dichiarato di essere “devastato e indignato”. “Non temete, i leader di Hamas pagheranno per questi crimini”, ha detto Biden, ribadendo gli sforzi in corso per garantire il rilascio degli ostaggi rimanenti attraverso i negoziati. “È ora di finirla”, ha chiosato. La vicepresidente Kamala Harris ha offerto le sue condoglianze alle famiglie, condannando al contempo Hamas come “organizzazione terroristica malvagia” con “ancora più sangue americano sulle mani”.

Ma ha provocato anche l’esplosione del risentimento contro il governo di Benjamin Netanyahu, accusato di fare politica sulla pelle degli ostaggi, e di aver ostacolato le lunghissime trattative per il cessate-il-fuoco ad arte per non mollare la sua carta migliore per la sua sopravvivenza politica, mentre prosegue la lorra senza quartiere non solo contro Hamas ma contro i palestinesi in Cisgiordania.

Il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi  accusa il premier di aver ostacolato il rilascio. “Il corridoio Philadelphi è solo una scusa” recitava un cartello esposto a un sit-in contro il governo sabato sera a Tel Aviv. Si tratta della striscia al confine fra Gaza e Egitto, che Israele insiste nel voler controllare militarmente e che pare diventato il principale motivo di attrito nelle difficilissime trattative. Il Forum, che rappresenta le famiglie di coloro che sono ancora prigionieri, sta organizzando le manifestazioni pubbliche.

Da parte sua il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, ancora al suo posto nonostante gli scontri con il premier, domenica ha scritto su X che il gabinetto di sicurezza deve immediatamente incontrarsi e revocare la decisione di mantenere la presenza nel Corridoio Philadelphi. “È troppo tardi per gli ostaggi assassinati a sangue freddo” ha scritto “ma gli ostaggi ancora prigionieri devono tornare a casa”, anche se “Lo stato di Israele farà giustizia di tutti i capi e gli assassini di Hamas”.

Tre di loro, fra cui Goldberg-Polin, avrebbero dovuto essere rilasciati nel primo stadio dell’accordo di cessate il fuoco attualmente in discussione: l’israelo americano perché ferito, Eden Yerushalmi e Carmel Gat perché donne. “Erano nella lista consegnata all’inizio di luglio, era possibile riaverli vivi” ha detto una fonte al quotidiano israeliano Haaretz.

(Clockwork from top-L): Almog Sarusi, Alex Lubnov, Carmel Gat, Ori Danino, Eden Yerushalmi and Hersh Goldberg-Polin (Photo by the Hostages Families Forum Headquarters / AFP / ANSA)

Hersh Goldberg-Polin era uno dei giovani fatti prigionieri durante il festival-rave “Supernova”, in occasione del quale aveva perso una mano a causa dell’esplosione di una granata. I suoi genitori, Jon e Rachel, erano stati i principali sostenitori del suo rilascio. Gli altri ostaggi, come Goldberg-Polin, erano stati catturati al festival Supernova o prelevati dalle loro case. Carmel Gat, 40 anni, è stata rapita dalla casa dei genitori nel kibbutz Be’eri. Eden Yerushalmi, 24 anni, lavorava come barista al festival. Anche Alexander Lobanov, 33 anni, e Almog Sarusi, 27 anni, erano al festival – mentre il sergente maggiore Ori Danino, 25 anni, è stato catturato mentre aiutava gli altri a fuggire.

In una dichiarazione registrata, Netanyahu ha puntato il dito contro la milizia islamista: “Hamas rifiuta di negoziare. Chi uccide gli ostaggi non vuole un accordo”, ha detto il premier dello Stato ebraico.

Fra una settimana, il 7 settembre, la guerra fra Israele e Hamas a Gaza compirà 11 mesi: era il 7 ottobre 2023 quando l’incursione efferata di Hamas in territorio israeliano uccise 1.200 persone. Oltre un centinaio di israeliani sono ancora ostaggi a Gaza, molti probabilmente morti. Intanto gli attacchi e i bombardamenti israeliano hanno devastato la Striscia di Gaza distruggendo palazzi, città, infrastrutture, obbligando due milioni di persone (che non possono lasciare il territorio) ad essere sfollati in perpetuo, e uccidendo oltre 42mila persone finora.

Il governo Netanyahu – che prima del 7 ottobre navigava in pessime acque – nel frattempo ha varato anche un’offensiva in Cisgiordania, l’altro territorio palestinese, non governato da Hamas, dove da settimane a protezione delle numerose colonie dello Stato ebraico l’esercito prende di mira obbiettivi dichiarati estremisti.

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