Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, è arrivato martedì a Pechino per un incontro di tre giorni che si concluderà giovedì – forse in preparazione di un possibile summit finale tra il presidente Joe Biden e il presidente cinese Xi Jinping prima della fine del mandato del primo a gennaio.
La missione di Sullivan ha come obiettivo principale quello di facilitare una comunicazione reciproca che è stata gravemente compromessa dalle tensioni commerciali, dalle preoccupazioni sui diritti umani e dall’avvicinamento sempre più stretto tra Pechino e Mosca a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina.
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, all’inizio dell’incontro, ha sottolineato l’importanza cruciale delle relazioni tra Stati Uniti e Cina, definendole “critiche” e di grande rilevanza per l’intero scenario internazionale. Tuttavia, ha riconosciuto che esse hanno attraversato numerosi “alti e bassi”, auspicandosi che possano evolversi verso una condizione di “salute e stabilità”.
Un alto funzionario dell’amministrazione statunitense ha chiarito che la visita di Sullivan non va interpretata come un segnale di cambiamento nella strategia americana verso la Repubblica Popolare. “È importante ribadire che la diplomazia e i canali di comunicazione degli Stati Uniti non segnalano una modifica dell’approccio verso la Cina,” ha dichiarato.
“La nostra è una relazione intensamente competitiva. Siamo impegnati a fare gli investimenti necessari, a rafforzare le nostre alleanze e a adottare misure sensate in ambito tecnologico e di sicurezza nazionale. Tuttavia, siamo determinati a gestire questa competizione in maniera responsabile e a prevenire che si trasformi in conflitto.”
Il funzionario ha aggiunto che Sullivan porterà sul tavolo delle discussioni preoccupazioni specifiche degli Stati Uniti, tra cui il supporto della Cina all’industria della difesa russa, le problematiche relative al Mar Cinese Meridionale e altri dossier globali, come la situazione in Corea del Nord, il Medio Oriente, il Myanmar e lo stretto di Taiwan.
L’incontro potrebbe inoltre gettare le basi per un summit finale tra Biden e Xi prima della conclusione del mandato presidenziale di Biden. Le indiscrezioni indicano che il vertice potrebbe tenersi durante il forum Asia-Pacific Economic Cooperation in Perù, previsto dal 10 al 16 novembre, oppure al summit del G-20 in Brasile, che si terrà il 18 e 19 novembre.

Neysun Mahboubi, direttore del Penn Project on the Future of U.S.-China Relations presso l’Università della Pennsylvania, ha confermato che, indipendentemente da chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti, l’ultimo incontro tra Xi e l'”anatra zoppa” Biden non sarà una mera formalità. Mahboubi ha osservato come i leader e l’opinione pubblica del Dragone e l’opinione pubblica siano estremamente interessati alle elezioni di novembre, pur non avendo indicazioni chiare su quale candidato tra Kamala Harris e Donald Trump sarebbe più vantaggioso per le relazioni tra i due Paesi (il contrasto alla Cina è uno dei pochi punti veramente bipartisan della politica USA).
La competizione, intanto, rimane alta. La settimana scorsa, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni su quasi 400 individui e aziende, 42 delle quali cinesi, accusati di aver aiutato la Russia a eludere le sanzioni e di aver contribuito alla guerra di Mosca contro l’Ucraina. Il Ministero del Commercio cinese ha condannato le misure come “illecite e unilaterali,” sottolineando che compromettono l’ordine del commercio internazionale e la stabilità delle catene di approvvigionamento globali.