Un gruppo di ricerca dell’Università Drexel di Philadelphia, guidato da Christopher Rodell, ha messo a punto un dispositivo pediatrico innovativo. Lo studio è stato presentato durante il Convegno della Società Americana di Chimica che si è tenuto a Denver il 19 agosto. Si tratta di una sorta di “cuore artificiale” capace di “battere“ grazie a innovativi shunt che si espandono con la stimolazione della luce. I ricercatori lo hanno ideato con il preciso obiettivo di intervenire sui bambini che nascono con problemi ventricolari e che per sopravvivere necessitano di vari interventi chirurgici a cuore aperto molto invasivi.
Come spiegano gli autori dello studio, nei bambini nati con questo problema di norma vengono impiantati chirurgicamente dei dispositivi chiamati “shunt”, ovvero raccordi tubolari, che permettendo il normale afflusso di sangue consentono il normale funzionamento del cuore. Tuttavia, man mano che i bambini crescono, lo shunt viene spesso sostituito per adattarsi al loro corpo. “Questi piccoli devono spesso sottoporsi ad altri due o tre, forse anche quattro interventi, – ha dichiarato Russell – solo per impiantare un tubo poco più grande. Sono operazioni complesse, a torace aperto, che possono essere molto pericolose“.
Nel dettaglio, l’obiettivo dei ricercatori è di sviluppare una nuova tipologia di shunt rivestiti al loro interno di un particolare idrogel biocompatibile, composto principalmente da polimeri che, una volta colpiti da una fonte di luce, si espandono. Come si legge nello studio, in questo modo il chirurgo può intervenire sullo shunt già impiantato inserendo una cannula con una sottile fibra ottica in un’arteria accedendo vicino all’ascella ed evitando così l’operazione invasiva. “La luce è sempre stata uno dei miei elementi preferiti in ambito scientifico, perché puoi controllare quando e dove la applichi”, ha detto Rodell.
Il nuovo metodo verrà adesso testato sugli animali in laboratorio prima di potere essere applicato all’essere umano.