I funzionari dell’intelligence statunitense hanno affermato che c’è l’Iran dietro gli attacchi hacker contro la campagna di Donald Trump, in quello che è stato considerato uno sforzo da parte di Teheran di interferire nella politica americana e potenzialmente influenzare l’esito delle elezioni.
La dichiarazione congiunta dell’FBI e di altre agenzie federali è la prima che attribuisce formalmente la responsabilità degli attacchi informatici a un’entità straniera, sottolineando come l’Iran possa rappresentare un problema per la tornata elettorale, così come la Russia e la Cina.
Oltre a violare la campagna del tycoon, i funzionari americani credono che gli hacker abbiano tentato di manipolare anche quella di Kamala Harris. L’hackeraggio e le relative attività analoghe, hanno spiegato i funzionari federali, hanno l’obiettivo di seminare discordia, sfruttare le divisioni all’interno della società americana e possibilmente influenzare l’esito di elezioni che Teheran percepisce come “particolarmente importanti in termini di impatto che potrebbero avere sui suoi interessi di sicurezza nazionale”.

“Abbiamo osservato un’attività sempre più aggressiva durante questo ciclo elettorale, in particolare per quanto riguarda le operazioni di influenza rivolte al pubblico americano e le operazioni informatiche rivolte alle campagne presidenziali”, si legge nella dichiarazione rilasciata dall’FBI, dall’Ufficio del direttore dell’intelligence nazionale e dall’Agenzia per la sicurezza informatica e delle infrastrutture.
Dal canto suo, La Missione permanente iraniana presso le Nazioni Unite ha negato le accuse, definendole “infondate e prive di qualsiasi fondamento”, affermando che il Paese non ha l’intenzione di interferire con le elezioni. Ha sfidato inoltre gli Stati Uniti a fornire prove e ha detto che se gli Stati Uniti lo faranno, “risponderemo di conseguenza”.
La dichiarazione dell’FBI è stata rilasciata in un momento di forti tensioni tra Washington e Teheran, poiché gli Stati Uniti sperano di fermare o limitare la minaccia di un attacco di rappresaglia contro Israele per l’assassinio del funzionario di Hamas, Ismail Haniyeh, avvenuto proprio in Iran.
L’intelligence USA non ha fornito dettagli su come gli hacker abbiano cercato di interferire nella campagna presidenziale, ma ha affermato: “Gli iraniani hanno cercato di arrivare a individui con accesso diretto alle campagne presidenziali di entrambi i partiti politici. Tali attività, compresi i furti e le divulgazioni, hanno lo scopo di influenzare il processo elettorale statunitense. È importante notare che questo approccio non è nuovo. L’Iran e la Russia hanno utilizzato queste tattiche non solo negli Stati Uniti durante i precedenti cicli elettorali federali, ma anche in altri Paesi del mondo”.

Già nel corso della tornata elettorale del 2020, infatti, l’Iran “ha condotto una campagna di influenza occulta su più fronti, volta a compromettere le prospettive di rielezione dell’ex presidente Trump”, secondo un rapporto declassificato dell’intelligence statunitense. L’esatto contrario di quanto accaduto in Russia, che al tempo aveva tentato di sostenere il tycoon, tentando di denigrare Joe Biden.
Lo scorso 10 agosto, invece, lo staff elettorale del candidato del GOP aveva rivelato di aver subito attacchi informatici dagli hacker iraniani, che avevano messo le mani su documenti sensibili.