Ce la farò Los Angeles a diventare una città “no car” per i Giochi Olimpici del 2028? Sono appena finite le Olimpiadi parigine e gli occhi si volgono dall’altra parte dell’oceano, dove la sindaca Karen Bass ha promesso i Giochi senza auto, fra parecchie perplessità. La conferenza stampa della sindaca ha assicurato che non ci saranno parcheggi disponibili in molti dei siti olimpici, così che i visitatori siano obbligati a usare i servizi pubblici, dal centro città a Inglewood alla spiaggia di Santa Monica.
Los Angeles in effetti dispone di una rete di autobus, metropolitane e ferrovie leggere, ma nella città dove tutti hanno un’automobile e tutti sono abituati al trasporto privato, le possibilità di spostarsi con i mezzi pubblici sono molto ridotte rispetto a centri urbani come Parigi o Londra. Già la mera estensione urbana parla da sé: oltre 1.100 chilometri quadrati contro i 106 di Parigi. Muoversi in città significa cambiare spesso mezzo di trasporto.

Los Angeles prevede l’arrivo di 15 milioni di visitatori. La LA Metro (Los Angeles County Metropolitan Transportation Authority) intende aprire una nuova linea di ferrovia leggera l’anno di qui al 2028. Di9 che far sognare gli italiani, ma non basta: Seleta Reynolds, capo dell’ufficio innovazioni dell’Authority, dice che “dovremo comunque ispirarci alle Olimpiadi del 1984 e usare soprattutto gli autobus per spostare il pubblico”.
Spostare milioni di persona con gli autobus significa creare corsie preferenziali, nuove fermate e nuovi marciapiedi per chi aspetta alla fermata. Durante la pandemia la città ha costruito una cinquantina di chilometri di corsie dedicate, e ha fondi per costruirne altri 25, per lo più permanenti. Secondo l’Institute of Transportation Studies dell’UCLA, è possibile creare una corsa preferenziale anche in poche settimane, e ci saranno telecamere per cogliere in fallo gli irregolari che si infilassero nelle vie per i bus.
L’agenzia dei trasporti di Los Angeles intende prendere a prestito 2.700 autobus da altre città californiane per raddoppiare la sua flotta, o perfino navette universitarie e scolastiche. Si pensa anche alla costruzione di piste ciclabili protette e alla creazione di una serie di ‘mobility hub’, parcheggi di interscambio con mezzi pubblici per i siti olimpici – o dotati di maxischermi per guardare le gare da lontano.
Alcune strade saranno chiuse al traffico. Sono stati stanziati 17 miliardi di dollari e ne mancano ancora tre per finanziare i 28 progetti necessari in tutto; solo il 5% al momento è già stato completato.

La città guarda alle Olimpiadi del 1984 come modello anche per un altro verso: in un’epoca molto meno ecologista, molti negozi decisero di cambiare gli orari di apertura per scaglionare la presenza in strada dei cittadini, limitando anche le consegne agli orari notturni. Si potrebbe fare lo stesso, incentivando dove possibile il lavoro da remoto per controllare il traffico.
La vera domanda è se la Los Angeles car-free possa diventare permanente. Le infrastrutture dei mega-eventi come le Olimpiadi o i Mondiali di calcio rimangono per decenni nel paesaggio urbano, ma è più difficile cambiare la mentalità dei cittadini. Ci sono studi che dimostrano che dopo il 2012, a Londra le infrastrutture olimpiache continuarono ad essere usate ma a due settimane dalla fine dei Giochi i londinesi avevano già ripreso le loro abitudini di spostamento.
Juan Matute, vicedirettore dell’Institute of Transportation Studies, ha detto al quotidiano The Guardian che “i cittadini di Los Angeles vogliono avere spazio per muoversi in macchina anche se significa solo stare fermi nel traffico dentro la macchina. È una sfida politica per l’amministrazione di Los Angeles”. Secondo Matute, però, con una attenta pianificazione sarà possibile creare una rete in grado di trasportare i fan olimpici da un sito all’altro senza intoppi. “Penso che la gente dirà: è il momento giusto per fare un sacrificio e rendere più gestibile il trasporto urbano. Los Angeles può avanzare di un decennio in quattro anni”.