Secondo un’analisi del Wall Street Journal, i democratici hanno trascorso gran parte della campagna elettorale del 2024 in apprensione. E in cima alla lista delle loro preoccupazioni, c’era la presenza di candidati terzi, come Robert F. Kennedy Jr., temuto in quanto avrebbe potuto sottrarre più voti al partito. Oggi, la vicepresidente Kamala Harris non è solo salita nei sondaggi, ma ha anche cambiato questo trend.
Ci sono prove sempre più evidenti, infatti, che il candidato indipendente Kennedy, che un tempo era stato innalzato dagli alleati di Donald Trump quando stava sfidando il presidente Joe Biden alle primarie democratiche, stia ora sottraendo voti allo stesso tycoon.

Da quando il mese scorso il presidente ha deciso di ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca, una mezza dozzina di sondaggi hanno testato sia un confronto Trump-Harris, sia una corsa affollata che includeva candidati indipendenti e di terze parti. Harris ha ottenuto i suoi risultati migliori proprio in quest’ultima indagine. Nel testa a testa con il leader MAGA, infatti, il vantaggio della 59enne, mediamente, è di 1,5 punti, mentre in una corsa con più candidati sale a quota 3,3.
Pur tenendo conto che si tratta sempre di sondaggi che presentano i loro margini d’errore, si può affermare che una sfida con più partecipanti, ad oggi, danneggerebbe maggiormente Trump. Una eventualità che, probabilmente, in casa GOP non avevano previsto.
In un primo momento, infatti, alcuni alleati del tycoon, tra cui Steve Bannon, avevano promosso la discesa in campo di RFK Jr., l’unico altro candidato che in generale ha ottenuto un punteggio superiore all’1% delle preferenze, in quanto credevano che avrebbe tolto voti ai democratici. Oggi, invece, sta accadendo l’esatto contrario.
Un nuovo sondaggio della Marquette University Law School, ad esempio, vede la Harris in avanti di 6 punti su Trump. Il vantaggio della vicepresidente sale addirittura a quota 8 (50%-42%), se si includono anche i candidati di terze parti. Secondo l’analisi in questione, inoltre, il 23% degli elettori indipendenti conquistati da Kennedy Jr. sono di orientamento repubblicano, mentre solo l’8% di orientamento democratico.

Nei sondaggi, RFK Jr. ha ottenuto preferenze a due cifre per gran parte della corsa: ora, però, queste ultime si aggirano intorno al 5%. Gli altri candidati – il libertario Chase Oliver, il leader del Partito Verde Jill Stein e l’indipendente Cornel West – di solito raccolgono l’1% o anche meno.
Eppure, come spiegato dal WSJ, anche i piccoli margini contano, soprattutto in una elezione che si preannuncia così equilibrata. Per questo motivo, i due partiti principali sperano che questi “terzi incomodi” finiscano per danneggiare il rispettivo rivale. Al momento, a sorridere, sono i democratici.