Si è concluso giovedì all’aeroporto di Ankara, in Turchia, il più grande scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia dalla fine della Guerra Fredda. La maxi-operazione, preparata in gran segreto dai funzionari di Mosca e Washington con l’intermediazione dell’intelligence turca, ha portato alla liberazione di 24 persone detenute tra Russia, Bielorussia, Stati Uniti, Germania, Polonia, e Slovenia.
Tra i prigionieri coinvolti ci sono anche tre cittadini statunitensi di alto profilo: l’inviato statunitense del Wall Street Journal Evan Gershkovich (recentemente condannato a 16 anni per spionaggio), l’ex Marine Paul Whelan – trasferito nelle ultime ore dalla colonia penale in Mordovia dove stava scontando un’analoga condanna di 16 anni – , nonché la russa-statunitense Alsu Kurmasheva, reporter in servizio presso l’emittente Radio Free Europe/Radio Liberty.
Ad accoglierli alla Joint Base Andrews, in Maryland, si sono presentati di persona il presidente Joe Biden e la vice Kamala Harris.
“Alcune di queste donne e uomini sono stati trattenuti ingiustamente per anni (e) sopportato sofferenze e incertezze inimmaginabili. Oggi la loro agonia è finita“, ha detto Biden, aggiungendo che “l’accordo non sarebbe stato possibile senza i nostri alleati: Germania, Polonia, Slovenia, Norvegia e Turchia”.
“Oggi, nonostante tutte le loro sofferenze, mi dà grande conforto sapere che l’orribile calvario di queste persone è finito”, aveva invece affermato nel pomeriggio Harris, promettendo che “l’amministrazione non smetterà mai di lottare per il rilascio di altri americani detenuti all’estero”.
L’accordo ha portato anche alla scarcerazione e al trasferimento in Germania degli attivisti russi Vladimir Kara-Murza, Oleg Orlov e Lilia Chanysheva, dell’ex consigliere comunale di Mosca Ilya Yashin, dell’artista dissidente Alexandra Skochilenko, e dei politici locali Lilia Chanysheva, Ksenia Fadeeva, e Vadim Ostanin.
Con loro anche i cittadini tedeschi Rico Krieger (condannato a morte in Bielorussia per terrorismo), Herman Moizhes (accusato di tradimento in Russia per aver facilitato l’ottenimento di visti Schengen a cittadini russi), e Patrick Schöbel (accusato di possesso di marijuana).
A confermare l’accordo anche il Cremlino, con il portavoce di Putin, Dmitrij Peskov, che si è detto fiducioso che i “nemici” liberati restino alla larga dalla Russia. “Credo che tutti i nostri nemici debbano rimanere fuori (dalla Russia) e che tutti coloro che non sono nostri nemici debbano tornare“, la dichiarazione riportata dall’agenzia di stampa statale TASS.

Da mesi le autorità russe, compreso il presidente Vladimir Putin, avevano segnalato apertura a uno scambio che riguardasse Gershkovich con lo stesso modus operandi che nel 2022 portò alla liberazione della cestista Brittney Griner, scambiata con il trafficante d’armi Viktor But pochi mesi dopo la condanna della giovane texana a 9 anni per possesso di stupefacenti (all’aeroporto di Mosca le avevano trovato in valigia poco meno di un grammo di olio di cannabis).
Per il giornalista del Journal la contropartita è stata identificata in Vadim Krasikov, un agente dell’FSB condannato all’ergastolo in Germania nel 2019 per il brutale assassinio di Zelimkhan “Tornike” Khangoshvili, ex leader paramilitare anti-russo in Georgia e Cecenia e informatore dell’intelligence di Berlino.
Tra i detenuti russi liberati dai Paesi occidentali figura poi la coppia formata dai coniugi russi Ludwig Gisch e Maria Rosa Mayer Munos. Dopo essersi dichiarati colpevoli di “spionaggio e falsificazione di documenti”, i due sono stati condannati mercoledì da un tribunale di Lubiana che ne ha contestualmente ordinato un’altrimenti insolita espulsione dalla Slovenia.
Nelle stesse ore, dal database del Federal Bureau of Inmate statunitense sono scomparse le informazioni su quattro cittadini russi detenuti per vari reati. Secondo la TASS, si tratterebbe di Alexander Vinnik, Vladislav Klyushin, Vadim Konoschenko e Maxim Marchenko.
A inizio anno Vinnik si è dichiarato colpevole di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro mediante criptovalute dal 2011 al 2017. Klyushin è stato invece condannato lo scorso anno a nove anni di carcere per un’operazione online di insider trading del valore di 93 milioni di dollari. Gli altri due – Konoschenko e Marchenko – sono stati invece arrestati per contrabbando in Russia di componenti tecnologici e munizioni di fabbricazione statunitense.
Sono stati trasferiti a Mosca anche il reporter spagnolo di origine russa Pablo Gonzalez, in carcere in Polonia dal febbraio 2022 con l’accusa di essere un agente del Cremlino, e il colonnello del GRU (l’intelligence militare russa) Mikhail Mikushin, che era in custodia in Norvegia.

Le indiscrezioni su un imminente scambio di prigionieri avevano cominciato a proliferare nelle ultime ore, in concomitanza con il trasferimento di molti detenuti eccellenti in Russia verso località sconosciute
Nell’assai concitata mattinata di giovedì i media russi avevano segnalato la presenza di un Antonov An-148 – già utilizzato nello scambio Bout-Griner – nell’exclave centroeuropea di Kaliningrad dopo essere partito in mattinata dall’aeroporto Vnukovo di Mosca. E sempre in mattinata un altro jet russo impiegato per operazioni diplomatiche sensibili – un Tu-204-300 – era decollato da Mosca alla volta della capitale turca.
Il Cremlino ha compiuto “un enorme sforzo per mantenere segrete le informazioni fino all’ultimo momento,” ha confermato in mattinata una fonte anonima a Politika.Kozlov – una rubrica curata dal giornalista russo ed esperto cremlinologo Pyotr Kozlov.

L’ultima operazione di questa portata risale al 2010, quando 10 russi detenuti dagli Stati Uniti furono scambiati con quattro agenti detenuti da Mosca dopo aver confessato di essere spie. Il precedente numericamente più prossimo risale invece al 14 novembre 1985: in quel caso vennero liberati in tutto 23 prigionieri – quattro nelle mani dei sovietici e 19 in quelle di Washington e alleati.
Il più celebre – anche grazie a Hollywood – resta però di gran lunga lo scambio del 10 febbraio 1962 che coinvolse il pilota statunitense Francis Gary Powers, catturato dai sovietici nel 1960, e Rudolf Abel, un importante spia sovietica arrestata a New York nel 1957. Per la transazione fu scelto un luogo simbolico: il ponte di Glienicke, noto anche come il “Ponte delle Spie”, che separava/collegava Berlino ovest (controllata da USA, Francia e Regno Unito) e Potsdam, nella Germania dell’Est controllata dai sovietici.
Quest’ultima vicenda è stata poi ripresa nel 2015 da Steven Spielberg ne Il ponte delle spie – interpretato da Tom Hanks e Mark Rylance, che si aggiudicò il premio Oscar come migliore attore non protagonista.