Che la polemica – politica ancor più che sportiva – stesse montando, era chiaro da giorni: dichiarazioni bellicose di parlamentari, servizi sui giornali e alla radio con interviste a opinionisti di scarsa esperienza endocrinologica. Poi, giovedì mattina, la pugile italiana Angela Carini ha abbandonato dopo soli 46 secondi il match contro l’algerina Imane Khelif – da giorni accusata di essere, variamente, transgender, o troppo testosteronica, o ‘iperandrogina’ . E la questione da borbottio di fondo è esplosa sui social e sulle prime pagine.
I fatti: siamo al round preliminare delle gare di pugilato, categoria -66 kg. Dopo 46 secondi e un colpo al viso, Carini torna all’angolo, parla con il suo coach, decide di ritirarsi e scoppia in lacrime. “Ero salita sul ring per combattere, ma un pugno mi ha fatto troppo male e ho detto basta” dirà poi.

Però Imane Khelif – additata come “transgender” da molti media in questi giorni – alla nascita, nel 1999 a Tiaret in Algeria, è stata identificata come donna. Secondo Rosario Coco, Presidente dell’associazione Gaynet, “dalle informazioni che abbiamo si tratta di una persona intersex, che si è sempre socializzata come donna e ha una storia sportiva nelle competizioni femminili”. Khelif ha una produzione eccessiva di testosterone, e si sottopone a terapie per rientrare nei livelli ormonali consentiti. Ha sempre gareggiate fra le donne fin da ragazzina. Nel 2018 ai Campionati mondiali femminili di Nuova Delhi arrivò 17esima. A Tokyo 2020 arrivò ai quarti di finale. Nei Mondiali del 2022 di Istanbul arriva seconda.
Poi è giunto il 2023 con i mondiali organizzati ancora a Nuova Dehli dall’IBA, la International Boxing Association che non è riconosciuta dal Comitato Olimpico internazionale. Un test di idoneità di genere avrebbe riscontrato in Khelif il cromosoma maschile XY, e l’atleta è stata squalificata. Secondo lei, una decisione politica: la squalifica è arrivata poche ore prima dello scontro per la medaglia d’oro con la cinese Yang Liu.

Per il CIO, che si è espresso seccamente più volte in questi giorni, Khelif ha tutte le carte in regola in base ai criteri e ai livelli ormonali applicati anche a Tokyo (e validi peraltro anche per le atlete transgender). Di sicuro il clima avvelenato di questi giorni non ha giovato a nessuna delle due, all’azzurra e neppure all’algerina.
Il prossimo turno per Khelif sarà sabato 3 agosto. Intanto il Comitato Olimpico Algerino “denuncia con la massima fermezza gli attacchi malevoli e non etici diretti contro la nostra illustre atleta da alcuni media stranieri”.

E non solo dai media. Dopo le proteste di vari esponenti italiani di Fratelli d’Italia, a Parigi è arrivata oggi casualmente anche la premier Giorgia Meloni, con giro di rito a Casa Italia. “Non sono d’accordo con la scelta del Cio. È un fatto che per i livelli di testosterone nel sangue dell’atleta algerina la gara in partenza non sembra equa”, ha detto la premier. “Io penso che bisogna fare attenzione, nel tentativo di non discriminare, a discriminare. Perché io da anni spiego che alcune tesi portate all’estremo rischiano di impattare soprattutto sui diritti delle donne”.
Informata poi del ritiro di Carini, Meloni ha aggiunto: “Mi dispiace ancora di più, mi ero emozionata ieri quando ha scritto ‘domani combatterò’. Questa dal mio punto di vista non era una gara ad armi pari”.

Rosario Coco di Gaynet continua: “Il caso è molto simile a quello di Caster Semenya, la mezzofondista sudafricana, che dopo essere stata esclusa dalla World Athletics ha vinto la causa presso la CEDU nel 2023 dopo anni, ma non ha avuto il diritto a competere, vedendo quindi la sua carriera completamente compromessa. Chi sta commentando la notizia in queste ore non conosce in molti casi le regole dello sport e si improvvisa censore delle categorie di genere senza conoscere le linee guida del 2021 del Comitato Olimpico internazionale sull’identità di genere e le variazioni delle caratteristiche del sesso, che ammettono criteri di eleggibilità per atlete trans e intersex, (come nel caso di Khelif), solo a fronte di comprovate evidenze scientifiche. Non spetta insomma alla politica dire se la gara di oggi è sicura o meno, visto che esperti, atleti e organizzazioni sportive lavorano da anni su questi temi”.
Polemiche e accuse fioccano, tracimando anche negli ambienti conservatori fuori dall’Italia. Così la scrittrice britannica JK Rowling, popolare nel mondo come autrice della saga di Harry Potter e paladina della difesa di una linea distintiva biologica fra donne e uomini, scrive una serie di post su X: “Le Olimpiadi di Parigi saranno per sempre offuscate dalla brutale ingiustizia fatta a Carini”. E ancora: “A una giovane pugile è stato appena portato via tutto ciò per cui aveva lavorato e si era allenata perché è stato permesso a un maschio di salire sul ring contro di lei”. E ancora: “Può uno scatto riassumere meglio di così il movimento per i nuovi diritti degli uomini? Il ghigno di un uomo che sa di essere protetto da un establishment misogino e si gode l’angoscia di una donna a cui ha appena dato un pugno in testa, e di cui ha appena distrutto il sogno di una vita”.
