Decine di migliaia di iraniani hanno partecipato a Teheran al corteo funebre di Ismail Haniyeh, ucciso in un raid mirato di Israele (sebbene non rivendicato ufficialmente) contro una caserma della capitale iraniana, che ospitava il leader politico di Hamas. Una folla infinita che ha sventolato le bandiere palestinesi ed esposto grandi ritratti di Haniyeh.

Un attacco preparato da tempo, secondo il New York Times, che citando sette sue fonti (funzionari mediorientali, iraniani e un americano) afferma che a uccidere Haniyeh non è stato un missile, ma un ordigno esplosivo piazzato ben due mesi fa nella residenza che ospitava il leader di Hamas a Teheran. Questione assai imbarazzante per il regime iraniano, perché la foresteria in questione è gestita dai Guardiani della Rivoluzione islamica ed è all’interno di un comprensorio noto come Neshat in un ricco quartiere di Teheran.

L’Iran ha reso tutti gli omaggi a Hanyehm che sarà poi trasferito a Doha, capitale del Qatar, dove viveva, per la sepoltura. L’ayatollah Ali Khamanei, capo supremo dell’Iran, ha condotto le preghiere per la cerimonia funebre.
L’attacco di Israele, in terra iraniana, dove Haniyeh era andato per l’insediamento del neopresidente del paese, sta facendo precipitare la situazione nella regione. Teheran ha giurato vendetta: è in programma un meeting tra i più alti responsabili iraniani con i rappresentanti degli alleati regionali dell’Iran provenienti da Libano, Iraq e Yemen per discutere di possibili ritorsioni contro Israele.

Nel frattempo Hamas dovrà individuare il suo nuovo leader politico: tra i candidati più accreditati ci sono il 68 enne Khaled Meshal, che ha già occupato la carica di leader politico di Hamas fino al 2017, e Khalil al-Hayya, 64 anni, un fedelissimo del leader ucciso a Teheran. Il primo più flessibile e portato al dialogo, mentre il secondo resta più legato alle opzioni militari contro Israele.
Intanto le forze armate israeliane hanno rivendicato l’uccisione di Mohammed Deif, il capo dell’ala militare di Hamas, obbiettivo di un raid condotto nel sud della Striscia di Gaza il 13 luglio scorso di cui sono state diffuse ora le immagini. Deif si trovava all’interno di un edificio insieme al comandante della Brigata Khan Younis di Hamas, Rafaa Salameh, il cui decesso era stato confermato dall’Idf il giorno successivo all’incursione; nessuna notizia certa invece era stata fornita finora riguardo a Deif.

Parlando da Beirut, il leader degli Hezbollah libanesi Hassan Nasrallah ha detto che Israele dovrebbe aspettarsi una “risposta inevitabile” dopo l’assassinio del suo leader militare Fouad Chokr, avvenuto questa settimana, tanto più dopo l’omicidio di Haniyeh. “Il nemico deve assolutamente aspettarsi una risposta inevitabile da parte nostra”, ha dichiarato il leader del movimento filo-iraniano. “Israele non sa quali linee rosse ha oltrepassato”, ha aggiunto nel discorso trasmesso in diretta tv al funerale di Chokr.
Una sequela di omicidi mirati e di successi dal punto di vista israeliano mentre continua l’offensiva a Gaza (oltre 39mila i morti palestinesi dallo scorso 7 ottobre). Di fronte agli eventi degli ultimi giorni, la diplomazia internazionale si affannano continuando a ripetere la formula “evitiamo un’escalation” che nei fatti è già in atto. Il governo Netanyahu ha sempre detto che non c’è trattativa possibile per un cessate-il-fuoco a Gaza fino a quando tutta la leadership di Hamas non sarà sgominata.