Secondo un nuovo studio, condotto da un team dell’Università di Padova insieme al gruppo interdisciplinare di Medicina del lavoro e pubblicato su Journal of Molecular Sciences, il virus Sars Covid-19 è capace di accelerare l’invecchiamento biologico attraverso le infiammazioni che provocano stress ossidativo cellulare sia nelle persone che hanno sintomi che negli asintomatici. Il virus, inoltre, lascerebbe la sua traccia all’interno del corpo umano a lungo termine.
“A un anno dal contagio – ha osservato la coordinatrice della ricerca, Sofia Pavanello, del dipartimento di Scienze cardio-toracico-vascolari e sanità pubblica dell’Università di Padova – si è riscontrato un invecchiamento biologico accelerato nelle cellule dell’espettorato rispetto ai leucociti del sangue e alle cellule nasali. Questa evidenza suggerisce un tessuto polmonare particolarmente vulnerabile anche in soggetti contagiati da Covid-19 con poca o nulla sintomatologia”.
Lo studio è stato condotto su 76 operatori sanitari dell’azienda ospedaliera di Padova, i quali erano stati contagiati da coronavirus durante la prima ondata, a marzo 2020, presentando pochi o addirittura nessun sintomo. I dati raccolti hanno evidenziato che a un anno dall’infezione, si sono rilevati disturbi correlati all’invecchiamento cellulare come la riduzione della capacità respiratoria e della frequenza cardiaca media. Inoltre, il 30% del campione ha sperimentato sintomi persistenti, come difficoltà respiratoria (dispnea) e problemi cognitivi legati soprattutto alla perdita di concentrazione, memoria e stati d’ansia.
Dai dati dello studio, emerge anche che il processo di invecchiamento biologico provocato dal Covid si associa soprattutto al genere maschile. Come se non bastasse, i ricercatori sottolineano che chi contrae il coronavirus e, al contempo, presenta glicemia alta e alti livelli di colesterolo cattivo Ldl, ha un rischio ancora maggiore di invecchiare più velocemente.