Sono i Giochi Olimpici più politicamente complessi dalla Guerra Fredda quelli di Parigi 2024. C’è una squadra israeliana e una squadra palestinese, ma per l’altro conflitto che sta squassando il mondo la situazione è più difficile. Gli atleti della Russia e della Bielorussia non possono concorrere sotto la bandiera dei rispettivi paesi, ma la decisione del Comitato Olimpico, presa a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina (con la complicità della Bielorussia), ha una scappatoia per consentire ai singoli atleti di concorrere senza la bandiera del loro paese: sono “atleti neutrali individuali”, o AIN (per athlete indivuel neutre in francese).
Questo non ha eliminato le polemiche. La decisione del CIO mirava a non far pagare agli atleti individuali le decisioni dei loro governI; saltare una Olimpiade ha effetti devastanti per chi si allena da anni per questi eventi. La pensa diversamente World Athletics, la ex IAAF, federazione internazionale dell’atletica leggera, che si occupa di monitorare le federazioni nazionali e organizzare le competizioni internazionali, e che ha messo al bando tutti gli atleti di cittadinanza russa o bielorussa.
Il CIO aveva individuato oltre 50 atleti a cui è stata offerta la possibilità di concorrere come AIN (perché considerati politicamente neutrali). 28 hanno rifiutato; un atleta canoista ha detto a una tv russa che il Cremlino ha offerto indennizzi a chi non fosse andato a Parigi.
Trentadue invece hanno accettato, molti bielorussi: i russi sono solo 15, cioè i ciclisti Tamara Dronova, Alena Ivanchenko e Gleb Syritsa; la tuffatrice Anzhela Bladtceva; ben sette tennisti: Daniil Medvedev, Roman Safiullin, Ekaterina Aleksandrova , Mirra Andreeva, Pavel Kotov, Diana Shnaider, Elena Vesnina; tre canoisti, Aleksei Korovashkov, Zakhar Petrov e Olesia Romasenko; e un nuotatore, Evgenii Somov.
Nomi dietro cui si leggono in filigrana storie di indignazione, timore, rabbia; anche da parte ucraina. Kiev protesta perché diversi di questi atleti avevano espresso supporto per l’invasione dell’Ucraina, o avevano condiviso sui social materiale favorevole al presidente russo Vladimir Putin. Fra quelli che Kiev avrebbe voluto mettere all’indice, le tenniste Elena Vesnina e Diana Shnaider nonché la ciclista Alena Ivanchenko. Gli ucraini non volevano neanche la trampolinista Anzhela Bladtceva, ritratta in video circolati sui social mentre gareggiava in piscine adornate da cartelloni filobellici.
“Abbiamo molti atleti che sono al fronte o nella Guardia Nazionale. Alcuni sono morti” ha detto il capo della delegazione judo ucraina, Vitalii Dubrova, al sito POLITICO.