Venerdì 26 luglio, Parigi sarà teatro della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici, e con tipica grandeur francese ha organizzato l’inaugurazione più sfarzosa della storia: gli atleti, invece di sfilare in uno stadio, scenderanno lungo la Senna su imbarcazioni che costeggeranno i monumenti più celebri della capitale, dalla Tour Eiffel a Notre Dame. L’evento sportivo ha le sue ricadute in termini di economia e di immagine… ma per il presidente Emmanuel Macron è anche un ottimo motivo per posporre la scabrosa questione della formazione del nuovo governo, anche se dal secondo turno delle legislative – 7 luglio – sono passati quasi 20 giorni.
Niente esecutivo prima che finiscano i Giochi, cioè almeno la metà di agosto, ha detto Macron (potrebbe anche sfruttare le Paralimpiadi e rimandare di altre due settimane), perché l’evento ha bisogno dei ministri e del premier Gabriel Attal, che lo hanno preparato e che devono gestirne la macchina organizzativa.

È possibile anche che Macron conti sull’effetto glamour delle Olimpiadi per lenire l’irritazione popolare. Nelle urne delle elezioni – convocate a sorpresa proprio dal presidente dopo il pessimo risultato ottenuto alle europee – al primo turno la coalizione centrista Ensemble del presidente era arrivata terza, sopravanzata dalla coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare e doppiata dall’estrema destra di Marine Le Pen. Il sistema elettorale a due turni ha rovesciato poi il risultato e i lepenisti sono la terza forza del Parlamento, ma Ensemble risulta comunque bocciata dai francesi.
Nessuno ha i seggi per una maggioranza, ma in Francia si può governare anche con un esecutivo di minoranza. Il Nuovo Fronte Popolare (che include Verdi, Socialisti e la sinistra radicale di Jean Luc Mélenchon), che ha il gruppo parlamentare più ampio, reclama il governo e ha anche proposto un nome, Lucie Castets, alta funzionaria del municipio di Parigi, come prima ministra.
Macron ha replicato che non hanno la maggioranza e ha reiterato l’idea di un governo di coalizione di forze “repubblicane”, qualifica che secondo lui non si attaglia neanche alla sinistra di Mélenchon. È abbastanza evidente che il presidente miri a riformare un governo, con un suo premier e con i voti della destra moderata dei Repubblicani: gli ex neogollisti che furono del presidente Jacques Chirac e di Nicolas Sarkozy. Ma i Repubblicani sono neanche il 10% dei voti, e comunque con Ensemble potrebbero formare solo un governo di minoranza a cui sarebbe difficile guidare un paese contro. I francesi non hanno ancora digerito per esempio l’aumento dell’età pensionabile a 62 anni, cioè proprio la riforma Macron che ha provocato mesi di manifestazioni e che il Nuovo Fronte Popolare ha promesso di abolire.
La situazione politica dunque resta complessa e fragile, ma ora ci sono i Giochi.

Quando la nazionale francese di calcio vinse per la prima volta i Mondiali nel 1998 – era quella di Trezeguet e Zidane – nel paese in tripudio nessuno gioiva maggiormente dell’allora presidente Jacques Chirac, che seppure non appassionato di calcio, sfruttò l’occasione a lungo. La trasmissione satirica “Les guignols de l’info” per molti mesi mostrò la marionetta del presidente che a ogni domanda scomoda intonava “On a gagné! On a gagné!“, abbiamo vinto, agitando una sciarpa coi colori francesi.
Qui non si tratta di accumulare medaglie d’oro, ma di dare bella prova di accoglienza e organizzazione, e fasto, sul piano internazionale; anche questo è spettacolo, forma che si fa sostanza.