Gli avvocati dell’ex presidente Donald Trump si sono rivolti alla Appellate Court di New York chiedendo di annullare la sentenza di primo grado emessa contro di lui e la sua holding per quasi mezzo miliardo di dollari per la frode commessa nei rendiconti finanziari in cui è stato alterato il valore delle sue proprietà.
Nel settembre 2022, l’Attorney General dello Stato di New York, Letitia James, aveva citato in giudizio Trump, i suoi due figli adulti, Donald Jr. ed Eric, l’Organizzazione Trump e due dirigenti dell’azienda, Allen Weisselberg e Jeff McConney. L’accusa era di aver gonfiato i beni dell’azienda di famiglia per ottenere prestiti commerciali più favorevoli. Dopo il verdetto di colpevolezza per la frode, lo scorso 16 febbraio, il giudice Arthur Engoron, che ha supervisionato il processo, ha stabilito che Trump avrebbe dovuto pagare circa 355 milioni di dollari di sanzioni, con interessi che avrebbero portato la cifra a 454 milioni di dollari.
Gli avvocati di Trump hanno sostenuto nel loro appello che: “Sulla base della sentenza del giudice Engoron nessuna azienda vorrà venire a New York per fare affari e molte altre stanno fuggendo. Gli aspetti economici della sentenza sono un disastro per la città. Il procuratore generale dello Stato ha utilizzato lo statuto in un modo arbitrario mai visto prima”. I legali hanno anche sostenuto che non ci sono state “vittime né perdite economiche” negli accordi commerciali della società.

Il team legale di Trump ha in diverse occasioni preso di mira la procuratrice generale di New York Letitia James, affermando che lei avesse fatto una campagna elettorale basata sulla sua capacità di “prendere Trump” e che, se la sentenza fosse confermata, le sarebbe stato concesso “potere illimitato per prendere di mira chiunque”.
Nel loro appello gli avvocati hanno anche criticato duramente il giudice, sostenendo che “ha premiato inspiegabilmente” gli sforzi “illegali” della procuratrice generale.
Al processo, sia James che Engoron sono stati bersagliati dagli insulti di Trump che li ha derisi definendoli “imbroglioni”, “boia politici” e “odiatori di Trump”, ripetendo il ritornello secondo cui le sue questioni legali sono solo una “caccia alle streghe” orchestrata dai suoi rivali politici nel tentativo di tenerlo fuori dalla Casa Bianca.

Oltre alla sentenza multimilionaria, a Trump è stato impedito di ricoprire posizioni dirigenziali in qualsiasi azienda nello Stato di New York per tre anni. Il processo è stato diviso in due tronconi: la prima parte era per capire se falsificando il valore degli immobili Trump e la sua società avessero commesso una frode. La seconda parte del processo era la penalizzazione pecuniaria della frode. Engoron ha ritenuto Trump, la Trump Organization e gli alti dirigenti – compresi i suoi figli, Donald Trump Jr. ed Eric Trump – responsabili della frode.
L’avvocato di Trump Chris Kise ha definito l’ex presidente un “titano immobiliare visionario e iconico che è stato perseguitato senza fondamento” da Letitia James. Ha inoltre condannato la sentenza definendola “draconiana, illegale e incostituzionale”.
Un portavoce dell’ufficio di Letitia James ha affermato in un comunicato che non c’è nulla di nuovo negli argomenti di appello di Trump. “Ancora una volta, gli imputati sollevano argomenti per i quali sono già stati sanzionati e multati. Abbiamo vinto questa causa basandoci sui fatti e sulla legge, e siamo fiduciosi che prevarremo in appello”, ha detto il portavoce.