Il giornalista statunitense Evan Gershkovich è stato condannato venerdì da un tribunale russo a 16 anni di detenzione in una colonia penale di massima sicurezza con l’accusa di spionaggio, al termine di un processo a porte chiuse durato poco più di tre settimane.
L’inviato del Wall Street Journal – apparso dimagrito, capelli rasati e con indosso una T-shirt grigia e pantaloni neri – è rimasto impassibile nella sua gabbia di vetro durante la lettura della sentenza da parte del giudice Andrei Mineev del tribunale regionale di Sverdlosk.
Gershkovich, 32 anni, era stato arrestato nel marzo 2023 a Ekaterinburg mentre raccoglieva materiale per un’inchiesta giornalistica. Da allora è rimasto rinchiuso nel carcere moscovita di Lefortovo, tradizionalmente riservato ai prigionieri politici, prima di essere trasferito nella città uralica per seguire le udienze.
Il giudice ha precisato che i quasi 500 giorni già trascorsi da Gershkovich in detenzione cautelare saranno detratti dalla sua condanna, e ha intimato al reporter di pagare le spese processuali oltre alla distruzione del suo cellulare e del taccuino cartaceo.
Non è ancora chiaro se i legali del giornalista abbiano intenzione di appellare il verdetto dinanzi alla corte d’appello della stessa città. Gershkovich si è sempre definito innocente e insistito sul carattere giornalistico delle sue attività.
Nell’arringa conclusiva tenutasi nella mattinata di venerdì, il procuratore statale Mikael Ozdoev aveva chiesto per Gershkovich una condanna a 18 anni su un massimo edittale di 20 previsti dall’articolo 276 del Codice penale russo. Secondo l’accusa, il giornalista avrebbe “meticolosamente” raccolto informazioni segrete per la CIA riguardanti il produttore di carri armati Uralvagonzavod a Nizhny Tagil, nella regione di Sverdlovsk, dove è stato poco dopo arrestato dai servizi di sicurezza russi (FSB) mentre cenava in un ristorante di Ekaterinburg.
L’azienda su cui aveva messo gli occhi Gershkovich fa parte del conglomerato militare russo Rostec, il cui il direttore generale, Sergej Chemezov, è un fedelissimo di Putin fin dagli anni ’80 (i due si sono conosciuti nel KGB, quando erano entrambi agenti sotto copertura nella Germania dell’Est). Dal 1993 la Uralvagonzavod è ininterrottamente appaltatrice dell’esercito russo, per il quale ha recentemente prodotto carri armati T-90M e T-72B3M impiegati in Ucraina.
“Questa vergognosa condanna arriva dopo che Evan ha trascorso 478 giorni in prigione, detenuto ingiustamente, lontano dalla sua famiglia e dai suoi amici, impossibilitato a parlare con gli altri, tutto per aver fatto il suo lavoro di giornalista”, hanno dichiarato in un comunicato Almar Latour, editore del Wall Street Journal, e la direttrice del quotidiano, Emma Tucker.
“Continueremo a fare tutto il possibile per fare pressione per il rilascio di Evan e per sostenere la sua famiglia”, hanno aggiunto i due. “Il giornalismo non è un crimine e non ci fermeremo finché non sarà rilasciato. Tutto questo deve finire ora”.
L’ONG Reporter senza frontiere (RSF) si è unita al coro di sdegno definendo la condanna di Gershkovich “un altro esempio lampante di presa di ostaggi inaccettabile” da parte delle autorità russe.
Gershkovich diventa il primo giornalista straniero a essere condannato per spionaggio in Russia, circostanza senza precedenti nemmeno all’apice della Guerra Fredda. Nato in New Jersey da una coppia di immigrati sovietici (Mikhail ed Ella), il 32enne si era trasferito a Mosca alla fine del 2017 collaborando con il quotidiano online in lingua inglese Moscow Times e in seguito per l’Agence France-Presse (AFP), prima di entrare nella redazione del WSJ.
“Quando si tratta di casi di spionaggio contro cittadini stranieri in Russia, le sentenze derivano tipicamente dalla politicizzazione del caso”, ha commentato al Moscow Times Yevgeny Smirnov, avvocato della ONG legale Perviy Otdel. “Non c’è dubbio che il caso contro Gershkovich sia politicizzato. È stato discusso ai massimi livelli”.
Il Governo statunitense sostiene che Gershkovich sia “ingiustamente detenuto” e ha accusato il Cremlino di arrestare sistematicamente cittadini statunitensi come pedine di scambio per rimpatriare criminali russi detenuti in Occidente. Da mesi le autorità russe, compreso il presidente Vladimir Putin, avevano segnalato apertura a uno scambio che riguardasse Gershkovich una volta comminatagli una sentenza.
Si tratta dello stesso modus operandi che nel 2022 portò alla liberazione della cestista Brittney Griner, scambiata con il trafficante d’armi Viktor But pochi mesi dopo la condanna della giovane texana a 9 anni per possesso di stupefacenti (all’aeroporto di Mosca le avevano trovato in valigia poco meno di un grammo di olio di cannabis).
Per il giornalista del Journal la potenziale contropartita sarebbe l’agente russo Vadim Krasikov, condannato all’ergastolo in Germania nel 2019 per il brutale assassinio di Zelimkhan “Tornike” Khangoshvili, ex leader paramilitare anti-russo in Georgia e Cecenia e informatore dell’intelligence di Berlino.
Mercoledì scorso, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha dichiarato che i servizi segreti di Mosca e Washington stavano discutendo di uno scambio che coinvolgesse Gershkovich, senza fornire ulteriori dettagli. Da New York, dove ha partecipato a un incontro del Consiglio di sicurezza dell’ONU, Lavrov è apparso sostenere le accuse contro il cittadino americano, sostenendo che “l’impiego dei giornalisti a scopi di intelligence, almeno nella tradizione anglosassone, è assolutamente naturale”.
Nelle ultime dichiarazioni pubbliche, la famiglia del reporter ha detto di credere alla promessa “molto personale” fatta loro da Joe Biden sull’impegno della Casa Bianca per riportarlo a casa.
Gershkovich non è il solo cittadino americano detenuto in Russia. La scure della giustizia russa continua tutt’ora ad abbattersi, tra i casi più noti, su Paul Whelan, veterano dei Marine accusato di spionaggio; Alsu Kurmasheva, collaboratrice di Radio Free Europe/Radio Liberty, che avrebbe operato come “agente straniera” senza registrarsi, e Marc Fogel, insegnante d’inglese alla Anglo-American School di Mosca, condannato a 14 anni di colonia penale per traffico di droga.