Nello Stato del Tennessee da oltre 30 anni la prostituzione viene considerata un reato minore, ma non per coloro che la praticano in condizioni di sieropositività. Dal 2010 le pene sono state ulteriormente inasprite e viene codificata come un “reato sessuale violento” che comporta una segnalazione a vita per molestie sessuali. Circa 83 persone tutte residenti nell’area di Memphis sono state condannate negli ultimi anni per “prostituzione aggravata” e iscritte in un apposito registro.
Tuttavia, il Tennessee Bureau of Investigation, un’agenzia governativa di polizia statale, si è impegnato a rivedere il registro degli “autori di reati sessuali” e a rimuovere tramite apposita richiesta i nomi degli incriminati, in modo che venga meno la segnalazione.
L’American Civil Liberties Union (ACLU), un’organizzazione americana non governativa tesa a difendere i diritti civili e le libertà individuali, e il Dipartimento di Giustizia dello Stato avevano intentato cause per combattere questo “statuto” che colpisce principalmente donne nere e transgender.
Entrambe le cause sostenevano che la legge del Tennessee non tenesse conto dell’evoluzione della scienza sulla trasmissione dell’HIV o delle precauzioni che ne prevengono la diffusione, come l’uso del preservativo.
Ritenevano inoltre che etichettare una persona come molestatore sessuale a causa della sua condizione limitasse ingiustamente la sua libertà impedendo di coltivare rapporti con amici o parenti minori. “La legge sulla prostituzione aggravata del Tennessee, unica della nazione – sottolinea ACLU, – tratta le persone che convivono con l’HIV e che praticano professioni a sfondo sessuale, anche in incontri privi di rischi, come molestatori sessuali violenti soggetti a registrazione a vita. Questa diversità di trattamento può solo essere considerata un retaggio dell’epidemia di AIDS, avvenuta in passato, profondamente prevenuta e pregiudizievole”.