L’Iran “respinge con forza qualsiasi coinvolgimento nel recente attentato armato contro Trump” ma anche “le affermazioni sulla volontà di Teheran di compiere un’azione del genere”.
È arrivata secca e puntuale la smentita del portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, in risposta alle indiscrezioni su una presunta trama occulta di Teheran per assassinare l’ex presidente repubblicano, vittima lo scorso sabato di un tentativo di uccisione da parte del 20enne Thomas Matthew Crooks durante un comizio in Pennsylvania.
Tutto è partito quando martedì la CNN, citando funzionari governativi anonimi, ha riportato la scoperta da parte delle autorità di Washington di una presunta minaccia omicida contro Trump ordita dai pasdaran. Circostanza che avrebbe spinto il Secret Service a rafforzare la sicurezza del 78enne newyorkese, malgrado le indagini sull’attacco in Pennsylvania non abbiano al momento trovato alcun legame apparente tra il killer ed eventuali complici interni o esterni.
Secondo l’intelligence USA l’attacco sarebbe potuto servire a vendicare l’uccisione del generale Qasem Soleimani, figura di spicco della Guardia Rivoluzionaria iraniana eliminato in un attacco via drone ordinato da Trump nel 2020 all’aeroporto di Baghdad. Ma Ali Bagheri-Kani, ministro degli Esteri ad interim della Repubblica islamica, ha ribadito che la rappresaglia di Teheran per il raid omicida del 2020 avverrà esclusivamente attraverso canali legali.
“Ricorreremo a procedure legali e giudiziarie per assicurare gli autori e i consiglieri militari dell’assassinio di Soleimani alla giustizia,” ha dichiarato Bagheri-Kani in un’intervista alla stessa CNN.
Anche la missione permanente dell’Iran presso le Nazioni Unite ha smentito martedì qualsiasi complotto dei pasdaran per far fuori il candidato GOP, definendole “teorie infondate” e ribadendo che Trump dovrebbe rispondere dell’assassinio di Soleimani in un’aula di tribunale.
Eppure rimane massima l’allerta per l’incolumità personale di Trump e dei suoi ex collaboratori. L’intelligence teme che quelle di Teheran siano solo dichiarazioni di facciata funzionali a nascondere la vera faccia del regime teocratico. Più di un precedente non depone a favore di Teheran. Nel 2022, ad esempio, il Dipartimento di Giustizia ha formalmente accusato un membro deli pasdaran di aver cercato di assassinare John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump e perciò direttamente coinvolto nella catena di comando che ha autorizzato lo strike contro Soleimani. Minacce simili sarebbero state rivolte anche a Mike Pompeo e Robert O’Brien, entrambi finiti perciò sotto protezione.
Non tutti i funzionari di Teheran sembrano dopotutto essere d’accordo con una vendetta esclusivamente giudiziaria. Nel febbraio del 2023, ad esempio, Amirali Hajizadeh, capo della forza aerospaziale dei Guardiani della Rivoluzione, si è esplicitamente appellato alla “eliminazione” di Trump. Toni diversi da quelli adoperati nel gennaio 2022 dall’ex presidente iraniano Ebrahim Raisi, morto in un incidente aereo lo scorso 19 maggio. L’allora leader conservatore aveva promesso vendetta nella forma di un “processo equo” per Trump e l’ex segretario di Stato Mike Pompeo, minacciando però l’intervento della comunità musulmana per vendicare il “martire” Soleimani.
Le accuse ai pasdaran si inseriscono in un quadro ben più ampio di tensioni tra USA e Iran dall’attuale conflitto tra Israele e Hamas, iniziato lo scorso 7 ottobre 2023. Dallo scoppio della guerra, l’Iran, principale sostenitore di Hamas e di una coalizione di milizie nota come “Asse della Resistenza”, ha infatti condotto una serie attacchi contro le truppe statunitensi in Iraq e Siria.
Durante il primo dibattito presidenziale del 2024, Trump ha sostenuto che Hamas non avrebbe mai osato attaccare Israele se alla Casa Bianca ci fosse stata una sua amministrazione, poiché l’Iran era “al verde” quando era presidente. Biden ha risposto ricordando gli oltre 100 soldati statunitensi feriti in un attacco iraniano in Iraq dopo la morte di Soleimani e ha sottolineato di aver “compattato il mondo contro Teheran” all’indomani del massiccio attacco missilistico contro Israele di metà aprile.