“Non c’è spazio per il fallimento”. Lo ha dichiarato ieri in una conferenza stampa tenutasi a Port-au-Prince, capitale di Haiti, Godfrey Otunge, capo della forza multinazionale guidata dal Kenya.
Il contingente, arrivato da alcune settimane nel paese è incaricato di frenare la violenza delle bande e di garantire elezioni democratiche nella nazione caraibica.
Il briefing, trasmesso a livello nazionale, non ha comunque chiarito molti degli interrogativi che riguardano la situazione in cui attualmente versa il paese.
“Abbiamo un lavoro da portare a termine”, ha sottolineato Otunge, “raggiungeremo questo obiettivo, lavoreremo a stretto contatto con le autorità haitiane, i partner locali e internazionali dedicandoci a una nuova ripresa”.
La missione supportata delle Nazioni Unite, e finanziata dagli Stati Uniti, che hanno promesso oltre 300 milioni di dollari è comunque stata molto criticata. Anche Garry Conille nuovo primo ministro di Haiti, aveva definito gli interventi stranieri che si sono avvicendati negli anni un “miscuglio” che ha portato a una “mancanza di rispetto per la sovranità e la cultura locale”.
Complessivamente il Kenya dovrebbe inviare 1.000 poliziotti a cui dovrebbero aggiungersi reparti di polizia provenienti da Bahamas, Bangladesh, Barbados, Benin, Ciad e Giamaica fino a raggiungere un contingente di 2.500 agenti.
Normil Rameau, capo della polizia haitiana, durante la conferenza ha ribadito che la missione si concentra principalmente sulla bonifica di tutte le aree controllate delle bande, che tengono sotto scacco l’80% della capitale, sul ripristino della legalità e sull’assistenza alla popolazione sfollata.
Rameau ha inoltre confermato che le forze dell’ordine hanno ripreso il controllo del più grande ospedale pubblico del paese, oltre quattro mesi dopo che gang avevano lanciato attacchi coordinati a Port-au-Prince e messo sotto assedio la zona attorno alla struttura, utilizzata come via di fuga.
Dal 29 febbraio, nel tentativo di rovesciare i precedenti governi, i gruppi armati hanno incendiato e saccheggiato oltre 30 strutture sanitarie pubbliche e private nell’area metropolitana di Port-au-Prince.
In un video condiviso su X (ex Twitter) alcuni giorni fa, dal media online Tripotay Lakay, veniva ripresa la distruzione dell’Ospedale Generale. L’edificio appariva vandalizzato, con mobili sparsi per terra, dopo il passaggio delle gang. Sullo sfondo del nosocomio era visibile anche la sua struttura sostitutiva, composta da 534 posti letto, ancora incompiuta. Il nuovo edificio era stato finanziato dagli Stati Uniti e dalla Francia dopo il terremoto del 2010, ma ostacolato da controversie finanziarie e contrattuali, non è mai stato portato a termine e ora il suo destino è più incerto che mai.