“Sono sicuro che non sempre ci sentiamo una nazione riconoscente nei confronti dell’FBI, ma io li voglio ringraziare e con questo spirito di gratitudine scrivo per chiedere al suo direttore Christopher Wray di rimediare a un torto”.
Anche il musicista Steven Van Zandt, chitarrista della E Street Band di Bruce Springsteen, sostenitore di lunga data di Leonard Peltier, si è espresso in merito alla decisione da parte della Commissione per la libertà vigilata degli Stati Uniti, che ha negato la richiesta di libertà condizionale all’attivista nativo.
Peltier sta scontando due ergastoli consecutivi dopo la condanna di primo grado per l’uccisione di due agenti dell’FBI nel giugno 1975, nella riserva di Pine Ridge, della nazione Oglala Lakota nel South Dakota. L’uomo seppure abbia ammesso di aver partecipato alla sparatoria ha sempre respinto le accuse di omicidio.
“Un’altra battuta d’arresto nel percorso verso la liberazione”, ha dichiarato Kevin Sharp, l’avvocato difensore di Peltier. Anche in passato erano state avanzate richieste per la libertà condizionale, ma la nuova istanza si basava su tre importanti elementi: l’età dell’imputato, 79 anni, il suo passato non violento in carcere e la sue pessime condizioni di salute, peggiorate da diabete, ipertensione, cecità parziale, oltre che da un ictus.
Prima dell’udienza Sharp aveva riconosciuto che questa era “probabilmente l’ ultima possibilità” di ottenere il beneficio, poiché la prossima udienza di revisione completa è prevista nel giugno 2039, quando Peltier avrà 94 anni.
“Con questo annuncio continua l’ingiustizia e il lungo calvario per il mio assistito”, ha aggiunto Sharp. “Tale decisione è un’occasione persa per gli Stati Uniti di riconoscere finalmente la cattiva condotta dell’FBI e inviare un messaggio alle tribù indiane circa l’impatto delle azioni e delle politiche del governo federale degli anni ’70”.

Seppure il caso di Peltier abbia avuto il sostegno di importanti gruppi per i diritti umani, leader religiosi e membri del Congresso nel corso dei decenni, le richieste di libertà condizionale e clemenza presidenziale per il rilascio anticipato dal carcere dell’attivista, non hanno mai ottenuto un riscontro positivo.
Attualmente Peltier è detenuto in una prigione della Florida e rimane idoneo per la libertà condizionale, poiché condannato prima del novembre 1987, quando sono entrate in vigore le nuove linee guida.
Nella lettera di opposizione al rilascio Wray ha motivato: “Peltier è uno spietato assassino che ha mostrato totale mancanza di rimorso per i suoi numerosi crimini. Il suo rilascio assesterebbe un duro colpo allo stato di diritto”.
Questo è solo l’epilogo di una storia controversa che parte da lontano. L’ex direttore dell’FBI J. Edgar Hoover si ritiene perseguisse chiunque venisse percepito come una minaccia. Le sue tattiche nell’ambito del COINTELPRO, un programma di infiltrazione e controspionaggio interno dell’FBI, in parte illegale, attivo formalmente tra il 1956 e il 1971, prevedeva azioni di sorveglianza, discredito e smantellamento nei confronti di organizzazioni politiche attive negli Stati Uniti.
Al momento della sparatoria, Peltier era un membro attivo dell’AIM, un gruppo di difesa dei diritti indigeni impegnato a contrastare il razzismo e la brutalità della polizia ai danni dei nativi americani. Peltier nel 2004 si era candidato alla presidenza degli Stati Uniti riuscendo a ottenere la nomination del Partito per la Pace e la Libertà, grazie a 27.607 voti, in California.