Diego Armando Maradona è stato tante cose nella sua vita, prima fra tutte il più grande calciatore di tutti i tempi, ma “non un evasore fiscale”. Lo ha ribadito con fermezza Angelo Pisani, storico avvocato di Dios che, nel weekend, ha deposto i fogli della sentenza della Corte di giustizia tributaria ai piedi del murale dei Quartieri Spagnoli, a Napoli, luogo in cui ogni anno migliaia di “fedeli” di tutto il mondo rendono omaggio al compianto numero 10, argentino di nascita ma partenopeo d’adozione.
La piccola cerimonia, organizzata a pochi giorni dalla sentenza, si è tenuta in occasione del quarantesimo anniversario dell’arrivo di Diego a Napoli. Era il 5 luglio del 1984, ed un San Paolo (che oggi porta il nome del Pibe) strapieno dava il benvenuto a quello che poi sarebbe diventato il simbolo eterno della città, l’uomo in grado di sfidare il potere del Nord e di portare il club azzurro sul tetto d’Italia.
“Le sentenze della Suprema Corte di Cassazione del 2021 e 2023, seguite da quest’ultima, hanno definitivamente chiarito che Diego doveva al fisco 952 euro, praticamente nulla rispetto ai danni provocati al campione e alle umiliazioni per gli ingiusti pignoramenti” ha dichiarato Pisani, “tutto ciò dimostra che Maradona è stato ingiustamente perseguitato dal sistema mediatico e politico dell’epoca”.

“Con me – ha aggiunto lo storico legale del Diez- è scesa in campo una squadra fortissima di colleghi che oggi mi hanno consentito di mantenere la promessa fattagli l’ultima volta che l’ho visto di persona. Poter dire a tutti che Diego Armando Maradona non fu un evasore”.
“Ho mantenuto la promessa che avremmo cancellato questa ingiustizia e fatto conoscere la verità al mondo – ha concluso Pisani – Adesso chi passerà per il murales di Dio potrà vedere e leggere la verità, perché questa volta Maradona, dopo 30 anni, ha fatto vincere anche la Giustizia”. Inizialmente, alla fine degli anni Ottanta, il fisco italiano aveva accusato Diego di aver evaso circa 30 miliardi di lire.
L’indagine nacque da alcuni presunti compensi per dei diritti d’immagine che il Napoli di Ferlaino versò al suo numero 10 sui conti. Successivamente, la richiesta di risarcimento, a causa di interessi e sanzioni accumulatisi negli anni, aveva toccato quota 37 milioni di euro. Nei successivi decenni, Maradona è stato vittima di confische e pignoramenti di oggetti di grande valore, ogni qualvolta metteva piede in Italia.
“Quell’accertamento fiscale nei confronti del Napoli e di Diego era nullo, e in più era stato già oggetto di condono, pagato dal fallimento del Club”, ha detto Pisani, “Nulla poteva essere addebitato a Maradona. Diego purtroppo è stato utilizzato e sfruttato come capro espiatorio della lotta all’evasione fiscale solo perché, appunto, era Maradona”.