Arriva alle battute finali il processo per corruzione nei confronti del senatore statunitense Bob Menendez. I procuratori federali sono pronti a iniziare le arringhe finali lunedì dopo oltre sette settimane di testimonianze su centinaia di migliaia di dollari in presunte tangenti versate al politico democratico dal Governo egiziano.
I procuratori di Manhattan sostengono che Menendez abbia cercato di aiutare le autorità del Cairo a ottenere miliardi di dollari in assistenza militare degli Stati Uniti e a favorire gli interessi commerciali di uomini d’affari del New Jersey in cambio di tangenti sotto forma di contanti, lingotti d’oro e pagamenti di mutui e auto.
Durante il processo, ai giurati è stata mostrata oltre una dozzina di lingotti d’oro sequestrati dagli agenti federali nella residenza di Menendez a Englewood Cliffs. Gli agenti hanno anche trovato più di 480.000 dollari in contanti, alcuni dei quali nascosti in buste dentro una giacca con le iniziali del senatore. Menendez, 70 anni, si è dichiarato non colpevole di 16 accuse penali tra cui corruzione, frode, attività di agente straniero e ostruzione alla giustizia. I suoi avvocati hanno cercato di incolpare piuttosto la moglie Nadine, che secondo i procuratori sarebbe stata usata come intermediaria per le tangenti.
Nelle loro dichiarazioni di apertura, i legali del senatore hanno sottolineato che l’oro è stato infatti trovato nell’armadio di Nadine e hanno sostenuto che i due vivevano in gran parte vite separate. Menendez ha anche affermato di aver sempre conservato contanti regolarmente prelevati in banca nella sua abitazione – circostanza confermata dalla sorella maggiore di Menendez, che ha testimoniato che loro padre, un immigrato cubano, conservava contanti in un orologio a pendolo e avvertiva i figli di “non fidarsi delle banche”.
Anche la consorte si è però dichiarata non colpevole e sarà processata separatamente a partire da agosto. A prescindere dal verdetto, il caso potrebbe mettere la parola fine alla carriera politica del senatore democratico, che lo scorso anno si è dimesso alla presidenza della commissione per le relazioni estere del Senato nel bel mezzo della bufera giudiziaria.
I procuratori inizieranno le loro arringhe finali nel primo pomeriggio, probabilmente proseguendo fino a martedì. Le argomentazioni finali della difesa seguiranno prima che la giuria inizi le deliberazioni.