È un cardiochirurgo e un deputato: Massoud Pezeshkian da questa notte è anche il nuovo presidente dell’Iran. Il moderato che ha promesso una politica distensiva con l’Occidente ha vinto il ballottaggio sconfiggendo il rivale ultraconservatore Saeed Jalili, in un voto segnato dall’alto astensionismo: è andato alle urne il 49,8% degli elettori. “Tenderemo la mano dell’amicizia a tutti. Siamo tutti popolo di questo Paese. Ci sarà bisogno dell’aiuto di tutti per il progresso” dell’Iran: così Pezeshkian ha ringraziato i suoi sostenitori venuti a votare “con amore e per aiutare” il Paese.

Pezeshkian diventa il nono leader della Repubblica islamica. Il quartier generale delle elezioni statali iraniane rende noto che ha ottenuto il 53,7 % dei voti, circa 16,3 milioni, contro il 44,3% di Jalili (13,5 milioni di voti). Al ballottaggio presidenziale hanno partecipato circa 30,5 milioni di elettori, gli aventi diritto erano circa 61,5 milioni. Al primo turno, aveva votato meno del 40% degli elettori, un record negativo per il paese.
Le elezioni erano state convocate in seguito alla morte del presidente conservatore Ebrahim Raisi, morto nello schianto del suo elicottero il 29 maggio. Se la bassa affluenza dimostra lo scoramento della popolazione iraniana e la sfiducia che il voto serva a cambiare qualcosa, l’aumento di 10 punti fra il primo e il secondo turno è il segnale che almeno una parte della giovane popolazione ha fiducia di Pezeshkian dopo gli ultimi tormentosi anni in cui le manifestazioni di piazza, soprattutto ad opera delle donne contro l’oppressione del regime islamico, sono state represse brutalmente.
Jalili, lo sconfitto, ex negoziatore nucleare, era uno strenuo difensore dell’alleanza con Cina e Russia.
I sostenitori di Pezeshkian sono scesi in strada nella capitale Teheran e in altre grandi città per celebrare la vittoria; i video sui social media mostrano gente che balla nelle strade, automobilisti giubilanti che strombazzano.
Il vincitore era il solo moderato dei quattro approvati dal Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione come possibili candidati.