I francesi alle urne oggi per il primo turno delle elezioni legislative, convocate a sorpresa dal presidente Emmanuel Macron dopo i risultati delle elezioni europee. Si profila, dicono i sondaggi, un altro trionfo dell’estrema destra del Rassemblement National, guidato da Jordan Bardella, delfino di Marine Le Pen. Cosa succederà poi nella settimana di campagna successiva, e come uscirà la Francia dalle urne del secondo turno, è difficile prevederlo anche per via del complesso sistema elettorale: non si tratta di ballottaggi, passano i candidati che hanno almeno il 12,5%.
Ma l’Europa tutta, e il mondo occidentale guardano a Parigi per sapere se l’impensabile accadrà, se la famiglia Le Pen dopo cinquant’anni di politica per la prima volta uscirà dall’opposizione e si prenderà il comando del paese, corredata di tutta la sua storia: collaborazionismo, fascismo, xenofobia, litigi sanguinosi e guerre fratricide. Se il giovane Bardella dovesse diventare primo ministro, Marine Le Pen punterà poi all’Eliseo: le presidenziali sarebbero nel 2027, se Macron non si dimetterà.

La storia Le Pen comincia con il Front National fondato nel 1972 dal patriarca Jean-Marie (oggi 95 anni, da molto tempo fuori dai giochi); fondato con alcuni compagni collaborazionisti della Germania nazista sotto l’occupazione, fra cui Léon Gualtier, Pierre Bousquet, Victor Barthélemy. Per molto tempo resta una eccezione, il residuo della destra post bellica, come in Italia il Movimento Sociale che affondava le radici nel fascismo. Ma nel 2002 c’è una rivoluzione: Jean-Marie arriva secondo – per poco – alle presidenziali eliminando il candidato socialista Lionel Jospin. In quella campagna elettorale, aveva inveito contro Gianfranco Fini, un “traditore” secondo lui, perché in Italia aveva cercato di cambiare pelle al MS e portarlo verso una destra più moderata (quella di Alleanza Nazionale). L’ascesa si ferma lì, perché l’elettorato di sinistra vota compatto per il conservatore Jacques Chirac riconfermandolo presidente con il 90% dei voti. Tutto pur di non avere “il fascismo al governo”.

Marine Le Pen, terza figlia di Jean-Marie ed erede del partito, ha fatto da allora una lunga strada. Bionda, energica, versione addolcita del padre, nonostante una serie di lotte intestine ha mantenuto le redini salde. Oggi il partito si chiama RN (Rassemblement National, raggruppamento nazionale, contro il nemico). Il suo successo – alle Europee ha raggiunto il 31%, più del doppio del partito di Macron – è frutto di molti fattori, fra cui l’astensionismo altissimo, la sfiducia del paese e soprattutto dei più poveri nelle politiche delle élite. Votano RN ormai le banlieue, le periferie e i centri dove un tempo gli operai votavano comunista, e naturalmente le campagne, dove gli agricoltori, asse portante dell’economia del paese, si sentono sfruttati e maltrattati. Vota RN chi si sente non più padrone in casa propria del proprio destino; come in molti altri luoghi, come negli Stati Uniti, una questione di identità e non solo di soldi.
Quanto di destra è il partito di Marine – che ha ceduto la presidenza e la caccia a Matignon, sede del primo ministro, al 28enne Bardella, perché lei punta all’Eliseo? Molto. Nei suoi comizi tornano il tema dell’Europa che ruba la sovranità, degli immigrati colpevoli di tutti i mali (criminalità, disoccupazione). Le politiche anti immigrati sono al centro dell’agenda di Bardella. In Europa, il RN siede nel gruppo Identità e Democrazia (assieme alla Lega di Matteo Salvini il suo più stretto alleato).

Dall’altra parte, la Francia schiera il centrismo di Macron e il Nuovo Fronte Popolare, inedita alleanza che riunisce Verdi, socialisti, e la sinistra populista di Jean Luc Mélenchon con il suo La France Insoumise (la Francia indomita, non sottomessa). La prima questione è sapere se all’indomani del 7 luglio, l’RN avrà non la maggioranza relativa, che appare scontata, ma quella assoluta che gli permetterebbe di governare.
La seconda, immaginare se un RN al governo per la prima volta nella sua storia (salvo alcune amministrazioni locali) potrebbe moderarsi seguendo il modello dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Moderazione parziale, perché in Europa FdI ha scelto la via dello scontro. La Francia, paese fondatore dell’Unione (con Italia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo) potrebbe essere il secondo con la destra estrema al potere, una destra che per quanto ufficialmente democratica, nasce dalle dittature del secolo scorso.