Haiti ha terminato la sua lunga attesa, adesso crescono le aspettative. Nel Paese caraibico è finalmente arrivato il primo contingente di polizia kenyota che dovrà contrastare le incessanti violenze di questi ultimi mesi.
Si tratta del quarto grande intervento straniero nella storia della nazione. L’operazione sostenuta dall’ONU ha visto lo sbarco di circa quattrocento agenti di polizia a Port-au-Price. Il contingente oggi ha già ricevuto la visita del primo ministro ad interim Garry Conille per organizzare le operazioni dei prossimi giorni. Per motivi di sicurezza a nessuno è stato rivelato il loro preciso incarico.
“I militari saranno supportati anche dai poliziotti e soldati provenienti dalle Bahamas nel tentativo di ripristinare la sicurezza e la legittimità”, ha sottolineato il premier Conille.
Adesso le gang controllano l’80% di Port-au-Prince e sono equipaggiate come la polizia nazionale. Possiedono armi e munizioni fra cui i fucili d’assalto, con le quali minacciano la popolazione. Per esempio, si ricorda l’attacco coordinato su più fronti del 29 febbraio scorso, a stazioni di polizia e carceri. Hanno aperto il fuoco sull’aeroporto internazionale e impedito all’ex primo ministro Ariel Henry, che era di ritorno da una missione in Kenya, di rientrare costringendolo alle dimissioni.
Nonostante il Kenya abbia una lunga tradizione nel partecipare alle missioni per il ripristino e il mantenimento della pace, le sue forze di polizia non hanno mai attraversato i confini africani. L’unità dispiegata proviene dalla General Service Unit (GSU), un’ala paramilitare spesso schierata durante episodi riconducibili ad attacchi terroristici e sarà guidata dal comandante Godfrey Otunge.
I precedenti interventi coordinati dall’Onu, dal 2004 al 2017, non avevano raggiunto gli obiettivi previsti, anzi erano stati macchiati dalle accuse di violenza sessuale e dall’introduzione del colera, che aveva ucciso quasi 10.000 persone.