Suscita un terremoto in Israele la decisione della Corte Suprema che ha votato all’unanimità contro la prassi che esenta gli ultraortodossi dal servizio militare (obbligatorio in Israele). Gli studenti dei seminari ebraici, le yeshiva, non imparano a sparare e non prestano servizio nell’esercito. Al momento, la conseguenza immediata è una potenziale bomba nella stabilità del governo di Benjamin Netanyahu, che si regge proprio grazie ai partiti religiosi conservatori.
Secondo la sentenza della corte, in assenza di una legge specifica sulla materia che distingua gli studenti ultraortodossi dagli altri israeliani, il servizio militare obbligatorio deve applicarsi anche a loro. L’esenzione “rappresenta una seria violazione del principio per cui tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”. La situazione attuale ha il suo peso: “al culmine di una guerra difficile, il fardello della disuguaglianza è ancora più pesante”. La corte non dice però quanti ultraortodossi dovrebbero essere richiamati alle armi.
La comunità, o meglio, le comunità conservatrici religiose (ce ne sono varie) nel 1979 contavano circa 212mila persone, oggi sono 1,3 milioni, cioè il 13 % della popolazione; vivono generalmente in modo molto semplice e sono la comunità che demograficamente cresce di più (circa il 4% l’anno), con le donne che aderiscono a rigide regole di comportamento. I maschi ultrartodossi in larga parte dedicano la vita allo studio dei testi sacri, e anche a scuola c’è scarsa attenzione a materie come matematica, scienza, inglese; i giovani ultraortodossi non sono solo poco preparati a entrare nell’esercito, ma anche a fare il loro ingresso nella forza lavoro laica. Ogni anno circa 13mila giovani maschi ultraortodossi raggiungono la maggiore età; fra di loro meno del 10% decide di presentarsi per il servizio di leva. Migliaia di loro potrebbero essere precettati.
L’esercito israeliano ha richiamato alle armi decine di migliaia di soldati per la guerra a Gaza. Finora ne sarebbero morti circa 600 dal 7 ottobre.
Fino ad oggi i partiti ultraortodossi che sostengono il governo Netanyahu (e ne orientano la politica in senso ultraconservatore) avevano rifiutato qualunque mutamento della prassi. Gli avvocati del governo hanno sostenuto davanti alla Corte suprema che obbligare alla leva i maschi ultraortodossi “lacererebbe la società israeliana”. Il ministro Yitzhak Goldknopf, a capot di uno dei partiti ultraortodossi, ha commentato la sentenza parlando di una decisione “inopportuna e molto deludente”.