Gli oppiacei ora raggiungono i giovani anche attraverso Snapchat. Diversi genitori si sono radunati nei giorni scorsi di fronte al quartier generale dell’azienda proprietaria della piattaforma a Santa Monica, in California, perché la reputano in parte responsabile della morte dei loro figli.
Ritengono infatti che Snapchat non riesca a prendere misure adeguate per proteggere i ragazzi dall’acquisto di droghe illegali, pericolose e spesso etichettate in modo errato attraverso il noto sito online.
“Abbiamo perso i nostri figli a causa di una pillola di fentanyl acquistata su Snapchat”, hanno riferito i manifestanti alla stampa.
Alcuni adolescenti avevano comprato il farmaco per alleviare dolori dopo interventi chirurgici, ma erano incappati in prodotti alterati che ne avevano provocato i decessi. I genitori sostengono che Snapchat sia diventato un mercato illegale per spacciatori di droga, senza che vengano rintracciati. Infatti, l’applicazione si basa sulla condivisione di foto visibili solo per 24 ore.
La causa è stata presentate nelle aule del Congresso. A gennaio, si è svolta una prima udienza per affrontare la vendita di stupefacenti attraverso la rete. I familiari dei ragazzi hanno ripreso l’appello e chiesto ai deputati di approvare al più presto una legislazione che ponga limiti più severi a ciò che Snapchat consente sulla sua piattaforma. Chiedono che venga abolita la Sezione 230 del Communications Decency Act del 1996, una legge che fornisce alle piattaforme online l’immunità dalla responsabilità civile.
Snapchat in relazione alla protesta ha rilasciato la seguente dichiarazione: “L’epidemia di fentanyl ha devastato la vita di troppe persone, in particolare le famiglie che hanno subito perdite inimmaginabili. Ci stringiamo a loro e continueremo a lavorare diligentemente per combattere gli spacciatori di droga che abusano della nostra piattaforma”.
Fra il 2019 e il 2021 secondo un rapporto degli agenti federali il numero di adolescenti morti a causa di fentanyl è triplicato. Attraverso le vendite on line si ritiene vengono vendute pillole contraffatte provenienti dalla Cina e dal Messico.