Sarà l’olandese Mark Rutte il prossimo segretario generale della NATO. L’attuale primo ministro dei Paesi Bassi è riuscito a superare le resistenze della Romania – che spingeva per la candidatura del suo premier Klaus Iohannis – e del premier ungherese Orban, che ha ottenuto rassicurazioni sul fatto che l’Alleanza Atlantica non si sbilanci troppo nel suo sostegno all’Ucraina.
L’unanimità richiesta per la nomina di Rutte ha inoltre spinto al passo indietro della premier estone Kaja Kallas, ritenuta dagli insider favorita per il ruolo di Alta Rappresentante per la politica estera UE.
La designazione, che fa di Rutte il quarto segretario generale di origini olandesi (prima nazionalità in assoluto, segue il Regno Unito con tre rappresentanti) è stata confermata poco prima del vertice della NATO che si terrà a Washington dal 9 all’11 luglio per celebrare il 75º anniversario dell’alleanza militare. Rutte lascerà ufficialmente il ruolo di capo del Governo olandese il prossimo 2 luglio, mentre la nomina formale a capo dell’Alleanza avrà invece luogo il prossimo 2 ottobre.
Il 57enne nato all’Aja raccoglierà il testimone del predecessore, il norvegese Jens Stoltenberg, in carica dal 2014. L’ex ministro di Stato di Oslo avrebbe dovuto dimettersi l’anno scorso, ma i complicati dibattitti interni ai 32 Stati membri sul successore ne hanno di fatto allungato il mandato di un altro anno.
Il mandato quadriennale di Rutte arriva a pochi mesi dall’ingresso nell’Alleanza di Finlandia e Svezia e in uno dei momenti più critici della storia recente europea, marcata dall’aggressione russa dell’Ucraina e dal possibile approdo alla Casa Bianca del repubblicano Donald Trump, fautore dell’isolazionismo e dell’America First.
Una delle prime sfide di Rutte sarà proprio quella bilanciare il fermo sostegno dell’Alleanza all’Ucraina senza provocare un’escalation militare con la Russia. A chiederlo è soprattutto il premier ungherese Viktor Orbán, tra i politici più vicini a Putin in Occidente. Rutte avrebbe vinto le sue resistenze fornendogli esplicite garanzie scritte – che, secondo alcune indiscrezioni, consentiranno a Budapest di tirarsi fuori da alcuni pacchetti di aiuti destinati a Kyiv.
Con Rutte, si prevede che la NATO assumerà un ruolo maggiore nel coordinamento delle consegne di aiuti militari all’Ucraina, contando sul sostegno dei singoli Paesi membri. L’alleanza deve però prepararsi al possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Durante il suo primo mandato, il magnate newyorkese ha minacciato di ritirare Washington dall’Alleanza e di non proteggere gli alleati che non spendano abbastanza per la difesa.
Sul punto, è perciò verosimile che l’Alleanza continuerà ad insistere affinché tutti i componenti raggiungano il parametro-guida del 2% del PIL per la difesa. Attualmente 23 Paesi hanno raggiunto questo traguardo: rimangono invece al di sotto della soglia minima Italia (1,49%), Belgio, Canada, Croazia, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Spagna (l’Islanda non viene conteggiata in quanto non dispone di un vero e proprio esercito).
Sebbene la NATO rimanga focalizzata sull’area euro-atlantica, gli Stati Uniti stanno infine spingendo gli alleati a prestare maggiore attenzione al pericolo costituito dalla Cina, il cui allineamento con Mosca inquieta le cancellerie occidentali.