I tentativi di disinformazione russa in Italia “ci sono e li registriamo. Si intensificano nei momenti elettorali, attraverso alcuni siti che lo fanno con evidenza ma anche con una molteplicità di siti web che nascono e scompaiono, diffondendo una tempesta di disinformazione e fake news volte a screditare e destabilizzare anche il nostro Paese”.
Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine dell’incontro tenutosi martedì mattina con l’omologa moldava Maia Sandu a Chisinau. Mattarella, primo inquilino del Quirinale a visitare il Paese est-europeo che conta una nutrita comunità di immigrati in Italia (almeno 113.000 persone secondo il Viminale), ha esplicitamente criticato Mosca per quelle che definisce “forme di ostilità inaccettabili, che richiederanno in sede di comunità internazionale delle regole di comportamento che riguardino il rispetto degli altri Paesi“.
In concerto con Sandu, il capo dello Stato ha quindi riaffermato il “fermo sostegno” italiano alla integrità e alla indipendenza dell’Ucraina.
“A pochi chilometri da qui, come ben sappiamo, infuria la brutale guerra di aggressione scatenata contro l’Ucraina dalla Federazione russa. Il recente Vertice del G7, svoltosi nei giorni scorsi a presidenza italiana, ha confermato che la volontà di assistere l’Ucraina non avrà cedimenti né indebolimenti e proseguirà finché necessaria“, ha detto Mattarella, che ha inoltre ringraziato il popolo moldavo “per la generosità con cui ha accolto i rifugiati ucraini“.
Le dichiarazioni al vetriolo dell’82enne capo dello Stato fanno seguito a quelle altrettanto accese pronunciate lo scorso maggio davanti all’Assemblea generale dell’ONU. In quell’occasione, Mattarella addossò a Putin la “responsabilità storica di aver riportato la guerra nel cuore dell’Europa” – riferimento alla sanguinosa invasione lanciata dalle truppe di Mosca ai danni dell’Ucraina all’alba del 24 febbraio 2022.
Oltre all’aggressione territoriale, la Russia ha contestualmente lanciato una seconda operazione, incentrata sulla disinformazione online per screditare il leader ucraino, Volodymyr Zelensky, e minare il sostegno a Kyiv da parte degli elettori occidentali.
Come? Sfruttando una vasta rete di media “ufficiali” – su tutti i network statali Sputnik e RT (messi al bando in gran parte dell’UE e negli Stati Uniti) – ma anche una miriade di account “troll” che rilanciano articoli tendenziosi e fake news scritti da sedicenti giornalisti indipendenti, spesso con l’ausilio dell’intelligenza artificiale.
I russi hanno “dimostrato grandi capacità di adattamento durante la guerra contro l’Ucraina”, ha scritto Microsoft in un recente rapporto che svela ad esempio come gli agenti mediatici del Cremlino stiano usando deepfake, ossia video o audio che simulano voci di personaggi famosi, per cercare di diffamare Zelensky come tossicodipendente.
Un esempio di bufala, segnalato dal New York Times, riguarda un sedicente giornalista investigativo egiziano di nome Mohamed al-Alawi. Lo scorso agosto, il giovane nordafricano ha pubblicato sul proprio canale YouTube (creato una manciata di giorni prima) un video in cui sosteneva che la suocera di Zelensky avesse acquistato una villa principesca vicino a quella di Angelina Jolie a El Gouna, nota località turistica sul Mar Rosso.
Tutto falso e prontamente smentito dalle stesse autorità egiziane. Eppure, otto giorni dopo la comparsa del video, il filmato è apparso sulle principali reti TV russe come Pervij Kanal, Rossiya 24 e RT (in arabo e tedesco), che lo hanno presentato come lo scoop di un “rinomato giornalista investigativo egiziano”. Una maniera, secondo gli esperti, di gettare ombre sugli effettivi beneficiari dei miliardi di dollari di aiuti finanziari forniti a Kyiv e alienare le simpatie dei contribuenti occidentali alla causa ucraina.
Dello stesso tenore lo pseudo-scoop di Shahzad Nasir, rilanciato da numerosi account filo-russi. L’arabo, che sul suo profilo X si definisce giornalista dell’agenzia di stampa in lingua inglese Emirates 24/7, ha riportato a novembre il presunto acquisto di due mega-yacht – Lucky Me e My Legacy – per 75 milioni di dollari da parte di altrettanti funzionari vicini a Zelensky, allegando persino un contratto di acquisto. Pochi giorni dopo, è stata la BBC a scoprire che le imbarcazioni non avevano nulla a che fare con i due ucraini e risultavano ancora in vendita.
L’eco delle smentite è però pericolosamente inferiore rispetto a quello delle rispettive bufale. E spesso nella rete della disinformazione finisce anche qualche pezzo grosso, in modo più o meno deliberato. È il caso del senatore repubblicano statunitense J.D. Vance, che lo scorso dicembre durante un podcast con lo “stratega di Trump” Steve Bannon le ha usate per attaccare l’amministrazione democratica di Joe Biden: “Ci sono persone che vorrebbero tagliare la previdenza sociale perché uno dei ministri di Zelensky possa comprare uno yacht più grande?”.
I presunti tentativi russi di inquinare il dibattito pubblico occidentale stridono peraltro con le normative draconiane adottate in patria dal Cremlino per contrastare la disinformazione. Lo scorso febbraio il presidente Vladimir Putin ha sottoscritto una legge che prevede la confisca delle proprietà dei cittadini russi – anche quelli emigrati all’estero – che diffondano fake news sulle forze armate russe o genericamente commettano “reati dannosi per la sicurezza nazionale” (ad esempio riportando notizie sulla corruzione ad alti livelli). In caso di condanna, le autorità di Mosca sono autorizzate a confiscare denaro, beni e proprietà immobiliari ritenuti collegati all’attività criminale.