Tra dieci giorni ci sarà il dibattito presidenziale tra Joe Biden e Donald Trump negli studi della CNN ad Atlanta, in Georgia. Con l’avvicinarsi della data crescono gli insulti e sale la frenesia dei preparativi.
Oggi lo speaker della Camera, Mike Johnson, è nuovamente andato a Mar A Lago per parlare con Trump. “Il presidente e io abbiamo un dialogo costante sui piani per le elezioni e su quelli dopo la vittoria”.
Si tratta del secondo incontro tra i due in Florida e anche il secondo colloquio nel giro di pochi giorni, dopo quello a Washington alla presenza dei deputati del Grand Old Party.
Oggi la campagna elettorale di Biden, invece, ha lanciato un nuovo spot pubblicitario. Gli assistenti del presidente credono che gran parte degli elettori ancora non abbia pienamente assorbito il peso della condanna penale sulle elezioni e, secondo loro, questo spot serve per dare la giusta visione della candidatura di Donald Trump.
“Nelle aule dei tribunali – si sente nello spot pubblicitario – abbiamo visto Donald Trump per quello che è: condannato in un processo civile per violenza sessuale, in un altro per una frode finanziaria e poi in un altro ancora per 34 capi di imputazione. Ecco cos’è: un criminale pluricondannato. Questa elezione è una scelta tra un pregiudicato che ha interesse solo per se stesso e un presidente che lotta per le vostre famiglie”
“Il carattere conta – afferma Michael Tyler, il capo della comunicazione della campagna di Biden – e l’ex presidente degli Stati Uniti deve capire che questo altissimo incarico è per il Paese, non un mezzo per arricchirsi”.
Secondo un sondaggio Politico Ipsos vengono messe in risalto due cose: per i repubblicani viene meno la fiducia nel sistema giudiziario in seguito al verdetto di colpevolezza, ma, soprattutto, che due elettori indipendenti su dieci dopo il verdetto non sosterranno Donald Trump come presidente nelle prossime elezioni. Una emorragia tra il potenziale voto degli indipendenti, che potrebbe essere fatale per Trump, che aspira di tornare alla Casa Bianca.
Anche il partito repubblicano ha inoltre le sue lotte intestine. L’ex presidente con i suoi sostegni, o “scomuniche”, politici ha creato una guerra civile all’interno del suo movimento MAGA. Secondo il New York Times i disaccordi potrebbero determinare se riconquisterà la Casa Bianca o finirà in prigione.
Il fatto di aver negato il suo sostegno a Bob Good, il parlamentare della Virginia leader del Freedom Caucus, ha diviso i suoi sostenitori del MAGA – noti per la loro cieca fedeltà – in uno Stato oscillante, importantissimo nelle prossime presidenziali.
“Questa lotta mette in evidenza la debolezza dei MAGA e della coalizione di Trump”, ha detto al New York Times il politologo David Richards. “Ci sono molti personaggi all’interno del partito che cercano di sfruttare l’ex presidente solo per il proprio vantaggio politico”.
I personaggi a cui si riferisce David Richards sono la parlamentare Marjorie Taylor Greene e l’ex stratega della campagna di Trump, Steve Bannon. Tutti e due hanno la loro agenda. La prima cerca di ottenere la leadership del partito, il secondo vuol far pagare a Trump il prezzo di non avergli concesso la grazia presidenziale prima di lasciare la Casa Bianca.
Bob Good è un conservatore che nella fase delle primarie aveva ardentemente sostenuto Ron DeSantis. Dopo il ritiro del governatore della Forida, Good aveva detto che avrebbe appoggiato Trump, il quale però ha respinto il suo aiuto.
Marjorie Taylor Greene, durante i convulsi momenti per togliere la guida della Camera a Kevin McCarthy, aveva sostenuto l’ex speaker della Camera che è stato estromesso anche con il voto di Good. Dopo che Trump ha dato il suo appoggio politico al senatore statale John J. McGuire per scalzare alle primarie Good, Taylor Greene si è allineata, mentre Bannon rimane risolutamente al fianco di Good e dal suo podcast “War Room” spara cannonate dialettiche contro “i finti MAGA”.
Le tensioni sono aumentate la scorsa settimana quando queste due celebrità MAGA hanno ospitato eventi concorrenti offrendo i loro insulti al vetriolo per i due candidati che si contendo il seggio alle primarie.
“Abbiamo bisogno di lealisti”, urlava Taylor Greene in un comizio in Virginia. “Good ha preso a calci Trump quando era a terra.”
Il New York Times sostiene che questa spaccatura tra i leader MAGA potrebbe creare problemi a Trump. Si legge: “Questi eventi hanno messo l’uno contro l’altro alcuni dei personaggi più famosi del movimento MAGA evidenziando come sia diventata strana questa guerra civile delle primarie. Una lotta che consuma lo stesso GOP e ha evidenziato le mutevoli opportunistiche alleanze, le faide personali e le caotiche manovre per avere maggiore notorietà svilendo qualsiasi posizione ideologica o politica”.
E la posta in gioco è altissima per Trump, che deve affrontare due casi in tribunale federale che, teoricamente, se dovesse essere eletto, potrebbe archiviare, ma se, invece, dovesse essere sconfitto, potrebbero mandarlo in prigione.