Nuovo capitolo nella lotta alla Camera tra repubblicani e democratici. L’Attorney General, Merrick Garland, verrà deferito alla magistratura federale per essersi rifiutato di fornire le registrazioni audio dell’interrogatorio del procuratore speciale Robert Hur al presidente Joe Biden nella vicenda dei documenti lasciati dall’allora vicepresidente nel garage della sua casa al mare.
Il provvedimento è stato approvato con 216 voti a favore e 207 contrari. Un voto simbolico che sottolinea la rabbia per la condanna a Trump da parte del tribunale di New York per il finanziamento illegale che l’allora candidato presidenziale fece alla sua campagna pagando l’attrice porno Stormy Daniels affinché non rivelasse la loro relazione a pochi giorni dalle elezioni del 2016.
Un deferimento alla magistratura che è più una provocazione che una vera richiesta perché sarebbe lo stesso dipartimento di Giustiza, guidato da Garland, a decidere se perseguire o meno il ministro. Ma è la prova evidente dei veleni propagati dagli alleati di Donald Trump alla Camera che usano queste accuse come arma elettorale.
Mesi fa due dei maggiori sostenitori di Trump, Jim Jordan, presidente della Commissione Giustizia, e James Comer, presidente della Commissione di sorveglianza, avevano chiesto la registrazione della deposizione di Biden al procuratore speciale Hur. A febbraio Hur ha chiuso il caso concludendo che non c’erano prove per sostenere le accuse, specificando che il presidente durante i colloqui appariva “come un uomo anziano, con scarsa memoria”.
James Comer, che è il principale inquirente nel clamoroso fiasco delle indagini per mettere sotto impeachment Biden, ha accusato l’Attorney General di non aver voluto fornire la registrazione “e Garland dovrà affrontare le conseguenze delle sue azioni”.
Due dei più stretti collaboratori di Trump, Peter Navarro e Steve Bannon, sono stati condannati per essersi rifiutati di testimoniare alla commissione della Camera che indagava sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio. Navarro è già in carcere dove sta scontando 4 mesi di detenzione, mentre Bannon dovrà andare in prigione prossimamente dopo che il suo appello è stato respinto.
Il Dipartimento di Giustizia ha risposto di aver collaborato, consegnando le trascrizioni dell’intervista e i democratici a Capitol Hill hanno definito la misura “un chiaro tentativo di trovare un capro espiatorio per l’imbarazzante fallimento dell’impeachment”.
Proprio ieri il Washington Post aveva pubblicano nella pagina dei commenti una opinione del ministro della Giustizia in cui Garland afferma che continuare a lanciare attacchi infondati mette in pericolo il Dipartimento di Giustizia. Le minacce sono aumentate dopo il verdetto di colpevolezza per Trump. “I continui infondati attacchi contro gli inquirenti federali sono pericolosi, anche per la nostra democrazia. Questa pratica deve finire”. Per tutta risposta oggi i repubblicani hanno chiesto al Congresso il voto per metterlo sotto accusa.
Un voto di rabbia quello alla Camera per sottolineare come la condanna di Hunter Biden per aver acquistato una pistola senza dire nel modulo d’acquisto che era tossicodipendente sia stata, secondo loro, solo un diversivo per distogliere l’attenzione dall’uso politico che l’amministrazione Biden farebbe della giustizia.
Gli avvocati di Hunter Biden stanno ora esaminando se ci siano i requisiti per presentare appello. Abe Lowell, il principale legale del figlio di Biden, ha detto che vuole aspettare la sentenza della giudice Maryellen Noreika prima di decidere il prossimo passo.
Il presidente Joe Biden, che nel primo pomeriggio ha lasciato la Casa Bianca per andare al vertice del G7 a Borgo Egnazia, in Puglia, prima di imbarcarsi sull’Air Force One ha detto di avere fiducia nella capacità del figlio di stare lontano dalle droghe e dall’alcol, ma ha detto di essere consapevole che Hunter ha i suoi problemi legali.
La Casa Bianca comunque non esclude che il presidente possa commutare la pena – si trattano di 25 anni al massimo di carcere e una multa da 750.000 dollari. Joe Biden è stato chiaro sul fatto che non intende concedere la grazia al figlio ma sulla possibilità di commutare la pena “non so nulla”, ha detto la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre senza peraltro smentire questa possibilità.
Secondo il New York Times il presidente è più rassegnato e preoccupato che mai sul futuro del figlio. In tutte le controversie di Hunter, Biden, mettendo anche a rischio la sua carriera politica, si è sempre rifiutato di prendere le distanze dal figlio. Ma mai la politica, negli ultimi 50 anni, ha avuto una carica di veleno così forte contro le istituzioni, come ora, dove tutto viene contestato e strumentalizzato.
Il procuratore di Manhattan Alvin Bragg, che ha istruito il processo in cui Donald Trump è stato riconosciuto colpevole, ha detto testimonierà alle due commissioni presiedute da Jordan e Comer il 12 luglio. Secondo i due parlamentari Bragg ha colluso con il Dipartimento di Giustizia per perseguire Trump. Il ministro della Giustizia Merrick Garland ha precisato nelle scorse settimane di non aver avuto alcun contatto con la procura di New York, che è totalmente indipendente dal ministero.