Il processo federale, in cui Hunter Biden, 54 anni, è accusato di aver comprato in un negozio di armi una pistola mentendo della sua tossicodipendenza sul modulo federale d’acquisto, ha preso una svolta sempre più personale, evidenziando la drammatica caduta nell’abisso del crack che ha distrutto il suo matrimonio, la sua carriera, la sua famiglia.
Più che un procedimento giudiziario questo sembra un lungo messaggio dei servizi sociali su come una vita, che ha tutte le premesse per essere vissuta in maniera costruttiva, venga vanificata dalla tossicodipendenza. Un processo che, se non fosse per il fatto che la bugia sul modulo d’acquisto dell’arma sia stata scritta dal figlio di un presidente in carica, non sarebbe mai stato avviato e la situazione si sarebbe risolta con una multa.
Oggi sono comparse l’ex moglie di Hunter, Kathleen Buhle, e un’altra donna con cui ha avuto una relazione. Dal banco dei testimoni hanno descritto la loro vita con il 54enne e il suo abuso di crack e cocaina.
Entrambe le donne sono state chiamate a deporre dai pubblici ministeri. Kathleen Buhle, che è stata sposata con Biden dal 1993 al 2017 e ha tre figlie con lui, ha detto di aver scoperto che l’allora suo marito si drogava quando, il 3 luglio 2015, ha trovato una pipa da crack nella loro casa. “L’ho confrontato e ha ammesso la sua dipendenza”. Da quel momento in poi, il comportamento di Hunter cambiò. “Una volta scoperto che si drogava non si controllava più. Era arrabbiato, irascibile, si comportava in un modo irriconoscibile, che non aveva mai mostrato quando era lucido”. Dal 2015 al 2019, l’ex moglie ha spesso perquisito la sua automobile alla ricerca di crack e cocaina perché lasciava che le loro figlie usassero la sua macchina. Ha detto di aver trovato droga o accessori legati alla droga almeno una dozzina di volte.

La testimonianza di Buhle, insieme al controinterrogatorio e al successivo interrogatorio dell’accusa, è durata meno di 20 minuti. Era evidente che era una testimone controvoglia. Molte delle sue risposte sono state “sì” o “no”.
A succederla è stata Zoe Kestan, ex compagna di Hunter Biden. Ha raccontato di averlo incontrato il 17 dicembre 2017, quando lavorava in uno strip club nel centro di Manhattan e lui ha prenotato lei e un’altra donna per un ballo privato. Biden suonava la musica della band indie folk Fleet Foxes sul suo telefono e fumava qualcosa che lei pensava fosse crack. Si sono incontrati nuovamente una settimana dopo e rimasero insieme per cinque giorni al Soho Grand Hotel. “Di solito fumava crack ogni 20 minuti ed era così affascinante e così gentile. In quel momento, sentivo che provavo dei sentimenti per lui”. La loro relazione si snodò per alcuni mesi, si recarono in California nella primavera del 2018. “Lui voleva cambiare vita, ma non aveva la forza di abbandonare la droga”, ha dichiarato Kestan.
Nel controinterrogatorio da parte dei legali di Biden ha spiegato che la loro relazione si era raffreddata nell’estate del 2018, dopo che il 54enne era entrato in un centro di riabilitazione, e che nell’ottobre 2018, quando lui acquistò la pistola, non avevano più contatti e non sapeva facesse ancora uso di stupefacenti.
Questa mattina la First Lady Jill Biden era di nuovo nell’aula, ma se n’è andata via prima che l’ex nuora Kathleen Buhle e Zoe Kestan testimoniasero. È poi tornata in tribunale durante la pausa pranzo. Una delle sorelle di Jill, Bonny Jacobs, è rimasta con lei durante tutta la sessione mattutina, così come l’attuale moglie di Biden, Melissa Cohen Biden.
JUST IN: Zoe Kestan, Hunter Biden’s girlfriend, testified that he would let his dealers take their money directly from his bank account.
Then Hunter would have Zoe deliver the goods while he stayed safe at the 4 Seasons hotel in New York, of all places.
It’s amazing why… pic.twitter.com/etdeR2cg2g
— 🇺🇸 Larry 🇺🇸 (@InterStarMedia) June 5, 2024
Dopo la pausa pranzo, la pistola acquistata da Hunter Biden è stata mostrata alla giuria durante la testimonianza di Gordon Cleveland, l’impiegato del negozio di armi dove è avvenuto l’acquisto. L’uomo ha raccontato che il figlio del presidente voleva comprare una pistola e quando lui gli ha chiesto se preferisse un’arma semiautomatica o un revolver ha scelto quest’ultimo. Cleveland ha poi detto di aver dato ad Hunter il modulo federale che deve essere riempito per l’acquisto. Non è chiaro perché il modulo sia stato riempito con penne differenti, con inchiostri differenti. Gordon Cleveland ha detto che era rimasto confuso perché come documento di riconoscimento per l’acquisto della pistola Hunter Biden aveva dato il suo passaporto. “Normalmente i clienti mi danno la patente di guida che inserisco in un lettore collegato con gli uffici del Bureau of Alcohol Tobacco and Firearms. Per il passaporto si deve fare una fotocopia e mandarla all’ATF. Abbiamo parlato dei vantaggi e svantaggi dello speedloader e dei proiettili a punta cava o quelli incamiciati. Alla fine il conto era di 887 dollari. Mi ha dato 900 dollari e mi ha detto di tenere il resto”.
La sua testimonianza non è finita e riprenderà domani mattina.
Se c’era qualche dubbio che questo processo fosse stato portato avanti solo per ragioni politiche, i dubbi sono stati chiariti dopo che i repubblicani alla Camera hanno mandato al Dipartimento della Giustizia la richiesta di deferire penalmente il figlio e il fratello di Joe Biden, accusandoli di aver rilasciato dichiarazioni false al Congresso nell’ambito dell’indagine di impeachment. Indagine che come è noto non riesce a trovare prove per le accuse.