Lunedì a Wilmington in Delaware comincia il processo ad Hunter Biden. L’accusa è aver acquistato nel 2018 una pistola in un negozio di armi non dichiarando sul modulo d’acquisto che era tossicodipendente.
Una violazione che non viene quasi mai scoperta e soprattutto perseguita. Di solito, quando gli agenti scoprono l’infrazione sequestrano l’arma e comminano una contravvenzione. Nel 2019 negli Stati Uniti sono state vendute 27 milioni e mezzo di armi fa fuoco, 478 acquirenti hanno mentito sul modulo d’acquisto e 298 sono stati processati, perché con l’arma che avevano acquistato illegalmente, avevano commesso un crimine. Hunter Biden ha acquistato il revolver Colt Cobra Special calibro.38 non mettendo la croce nella casella del modulo d’acquisto in cui veniva chiesto se fosse tossicodipendente. Una settimana dopo l’acquisto della pistola l’allora compagna di Hunter– ora testimone dell’accusa – prese la pistola e la gettò in un bidone della spazzatura fuori da un minimarket del Delaware, dove fu recuperata da un uomo che raccoglieva lattine vuote che la consegnò alla polizia.
La vicenda di Hunter Biden offre uno spaccato sul dramma della droga sia sui tossicodipendenti che sulle loro famiglie. La dipendenza del figlio del presidente dal crack e dalla cocaina era così grave, che la sua vita è stata un inferno per lui e per i suoi familiari. Una vita costellata dalle tensioni, le aspettative, l’autodistruzione, i continui insuccessi, le delusioni, i tentativi di cambiamento e le nuove ricadute. Un disastro umano personale strumentalizzato dagli oppositori del padre che colpendo lui, cercano di colpire il padre.
Il dramma ha lontane origini. Cominciò a Wilmington in Delaware quando Hunter Biden aveva due anni, nel dicembre 1972, il giorno in cui la madre Neilia decise di trasformare l’acquisto dell’albero di Natale in un evento familiare per fare la sorpresa al padre che allora era “il senatore pendolare” a Washington e mise tutti e quattro i figli nell’auto. Ebbe un incidente stradale in cui lei e la figlia Naomi persero a vita, Hunter riportò la frattura del cranio, commozione cerebrale con il rigonfiamento del cervello. Venne dimesso dopo mesi di ospedalizzazione. Anche il fratello Beau riportò numerose fratture. Una adolescenza normale a cui fece seguito il college. Si laureò in Storia alla George Town University e proseguì gli studi prendendo la laurea in legge alla Yale University. Ne frattempo si era sposato con Kathleen Buhle, con la quale ha avuto tre figlie: Naomi, Finnegan e Maisy. Il primo lavoro lo ebbe con la US Navy Reserve dove faceva il procuratore militare. Dovette lasciare l’incarico perché in un cassetto della sua scrivania venne trovata cocaina. E cominciò il suo travaglio con la droga. Dopo mesi di permanenza in un centro di riabilitazione, andò a lavorare con la MBNA America, una holding finanziaria che gestisce miliardi di dollari nelle carte di credito. In breve divenne vicepresidente e cominciarono le prime accuse dei repubblicani su Joe Biden, che allora era senatore e capo della Commissione Finanze del Senato, dopo che vennero concesse alcune favorevoli disposizioni alla MBNA America. In seguito a queste accuse Hunter lasciò il settore bancario e venne assunto come responsabile della legislazione sugli acquisti on line dal Commerce Department quando Bill Clinton era presidente. Si dimise dopo pochi mesi e cominciò a fare il lobbysta. Nel 2006, con lo zio James Biden, comprò un edge fund chiamato Paradigm Global Advisors. Durante i quattro anni in cui i Biden furono proprietari del fondo ci furono diverse accuse di frode in cui venne coinvolto un loro cliente, un uomo d’affari del Texas, condannato per aver gestito una gigantesca truffa. I Biden hanno negato ogni illecito. Le indagini hanno dimostrato che non erano a conoscenza della truffa, non sono mai stati accusati e hanno liquidato il fondo nel 2010. Mentre gestivano questo fondo Hunter tornò più volte nei centri di igiene mentale per disintossicarsi. Un paio di anni dopo Hunter accompagnò il padre, che allora era vicepresidente, in una visita ufficiale in Cina. Pochi mesi dopo venne nominato nel board della BHR, una società di equity di Hong Kong. Mesi dopo entrò nella Burisma, il gigante energetico ucraino, dove anche in questo caso entro nel board. Tantissime controverse opportunità che hanno prestato il fianco alle accuse dei repubblicani che non si sono risparmiati. In questo frangente morì suo fratello Beau a cui era molto legato.
Un insuccesso dopo l’altro che lo gettò nella disperazione. Abbandonò la famiglia. Ebbe una love story con la vedova del fratello. Fece perdere le sue tracce. Lo zio James si mise alla sua caccia. Viveva tra gli homeless a Baltimora e in California in cerca di droga. Nell’autunno del 2018, zio James lo aveva tirato fuori da una stanza d’albergo e lo aveva messo in un centro di riabilitazione prima di trasferirlo con un “sobriety coach” in un centro di riabilitazione sulle colline sopra Los Angeles.
Due anni di vita sconvolta, così irrazionale che ha lasciato il suo laptop in un’officina di riparazione del Delaware e non è più tornato a riprenderlo finché, nel pieno della campagna presidenziale del 2020, il proprietario del negozio ha passato i contenuti privati del suo disco rigido, inclusi immagini e video espliciti della sua follia, a Rudy Giuliani che allora era l’avvocato della campagna elettorale del presidente Donald Trump. Foto e video che sarebbero stati successivamente postati dalla deputata Marjorie Taylor Greene.
“Sono… un alcolizzato e un tossicodipendente, – scrive Hunter Biden nel prologo del suo libro di memorie del 2021, Beautiful Things. – La strumentalizzazione della mia dipendenza da parte dei repubblicani è una viltà unica nella politica americana”.
Oggi Biden si definisce un tossicodipendente in fase di recupero. I suoi avvocati affermano che c’è stato un momento nel 2018 in cui Hunter Biden non era un tossicodipendente. Era il 12 ottobre, quando Biden acquistò la pistola e mise la croce sul “No” nel modulo federale sulle armi che chiedeva: “Sei un utente illegale o dipendente da marijuana o qualsiasi droga depressiva, stimolante o narcotica?” o qualsiasi altra sostanza controllata?”
Il caso dipenderà in parte dal fatto se Biden fosse legalmente dipendente quando ha comprato la pistola – e quale definizione del termine potrebbe prevalere con il giudice e la giuria.
Secondo l’avvocato di Hunter Biden, il suo cliente comprò l’arma dopo essere stato rilasciato dal centro di riabilitazione, quindi non era più un tossicodipendente. Molti esperti legali sembrano divisi su questa questione.