La Salem Media Group, casa produttrice del film cospirazionista “2000 Mules”, legata agli ambienti della destra statunitense, che ha tanto contribuito a diffondere la bugia trumpiana delle “elezioni rubate”, ha deciso di fare dietrofront, chiedendo scusa e ritirando la pellicola in questione dal mercato.
La mossa della società è stata dettata soprattutto dalla querela di Mark Andrews, un uomo della Georgia che nel film veniva indicato come uno dei responsabili della frode elettorale. Successivamente, le indagini portate avanti dalla FBI hanno provato che Andrews non aveva commesso alcun reato.
Per questo motivo, dunque, nel 2022 il cittadino di Atlanta decise di portare l’azienda in tribunale, affermando che le affermazioni false sul suo conto, riportate nel film e nel libro di Dinesh D’Souza, attivista di destra, avevano generato una serie di minacce e di violenze nei confronti della sua famiglia. Andrews ha detto che la pellicola, che è stato ripetutamente promossa da Donald Trump e ampiamente diffusa dai media vicini agli ambienti MAGA come presunta prova delle irregolarità delle elezioni del 2020, ha rovinato gravemente la sua reputazione.
“Non è mai stata nostra intenzione che 2000 Mules danneggiasse il signor Andrews”, hanno dichiarato i vertici di Salem in un comunicato, venerdì, “Ci scusiamo per i problemi che l’inclusione della sua immagine nel film, nel libro e nel materiale promozionale ha causato a lui ed ai suoi cari”.
La società ha infine concluso: “Abbiamo rimosso la pellicola dalle nostre piattaforme e non ci sarà alcuna distribuzione futura della stessa o del romanzo da parte dell’azienda”. Salem gestisce una rete nazionale di talk radio che distribuisce i programmi di diverse personalità pro-Trump, come Charlie Kirk e Sebastian Gorka, a più di 2.700 affiliati. Possiede inoltre decine di stazioni radio di stampo cristiano e il sito web Townhall.
Nel lungometraggio “2000 Mules”, Andrews è stato ripreso in un video, con il volto offuscato, mentre depositava la sua scheda elettorale, insieme a quelle della sua famiglia, in una box, in quella che il filmato sosteneva essere una cosiddetta operazione “mule”.
“Quello che state vedendo è un crimine”, spiega la voce fuori campo di D’Souza, “Questi sono voti fraudolenti”. Una menzogna che è stata poi sbugiardata dalla FBI, che ha accertato l’innocenza del cittadino della Georgia.