Donald Trump sarà uno dei principali protagonisti delle prossime elezioni, in qualità di candidato del GOP, nonostante in settimana sia stato giudicato colpevole di 34 reati riguardanti la falsificazione di documenti aziendali, con un verdetto che, di fatto, è già storia. Tuttavia, il tycoon non sarà il primo personaggio politico a correre per la Casa Bianca con la pesante etichetta di “guilty” sulla propria testa.

Di questo esclusivissimo “club”, infatti, fa parte anche Eugene Debs, un socialista che condusse la sua campagna presidenziale dietro le sbarre, nel lontano 1920. Debs si era affermato come oratore acclamato prima di essere imprigionato per aver espresso pubblicamente la sua contrarietà alla partecipazione degli USA alla Prima Guerra Mondiale.
Mentre il repubblicano Warren Harding vinse le elezioni di quell’anno con una valanga di voti, sconfiggendo il democratico James Cox, Debs riuscì ad ottenere quasi un milione di voti dalla cella della sua prigione di Atlanta: un risultato che Allison Duerk, direttore del “Museo Eugene V. Debs” di Terre Haute, nell’Indiana, ha definito “notevole”.
Secondo gli storici, ci sono evidente differenze fondamentali tra il socialista e Trump. Per cominciare, Debs stava scontando una condanna a 10 anni quando si candidò alla presidenza, mentre Trump potrebbe evitare del tutto il carcere. Anche i reati di cui i due uomini sono stati accusati e le loro risposte differiscono in modo significativo. Trump si è dichiarato non colpevole per le sue accuse, che erano legate al pagamento di denaro non dichiarato che il suo ex avvocato aveva effettuato alla star di film per adulti Stormy Daniels, all’avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 2016.

Debs, invece, ha ammesso ciò che aveva fatto, facendone un motivo di orgoglio. Membro fondatore del Partito Socialista, la “svolta” per il politico avvenne con un discorso tenuto nel giugno del 1918 durante un comizio a Canton, in Ohio. Il Paese era ancora coinvolto nella Prima guerra mondiale e il futuro candidato sapeva che criticare la politica bellica degli Stati Uniti o l’allora presidente Woodrow Wilson gli avrebbe procurato guai seri, poiché avrebbe violato la legge sulla sedizione che limitava i diritti di libertà di parola.
In effetti, le cose andarono proprio in questo modo: Debs fu arrestato processato e come traditore. Nonostante la prigione, il socialista non ha mai voluto fare dietrofront sulla propria posizione. Venne rilasciato nel 1921, grazie all’intervento del presidente Harding. “Era amato dai suoi compagni di cella”, ha dichiarato Lisa Phillips, docente di storia all’Indiana State University, “Credeva che le persone venissero imprigionate a causa di circostanze estranee che non erano sotto il loro controllo. Nel suo caso, era per aver detto ciò che pensava”.
La vita dopo la prigione non fu facile per Debs, che morì in un sanatorio all’età di 70 anni, nel 1926, molto più logorato fisicamente e mentalmente di quanto non fosse prima di finire in carcere.
Nel corso della storia statunitense, ci sono stati altri candidati meno noti che hanno tentato la carriera presidenziale da dietro le sbarre: tra questi, il fondatore della Church of Latter-day Saints, Joseph Smith, candidatosi mentre era in attesa di giudizio per tradimento nel 1844, e Lyndon LaRouche, che ha condotto una campagna elettorale nel 1992 dopo una condanna nel 1988, per cospirazione e frode postale.