L’Ucraina potrà utilizzare armi fornite da Stati Uniti e Germania per colpire obiettivi in territorio russo.
Il via libera della Casa Bianca è arrivato nel pomeriggio di giovedì, poche ore prime dell’analoga decisione da parte di Berlino che imprime un salto di qualità nella risposta militare ucraina all’aggressione russa.
Il presidente statunitense Joe Biden e il cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno posto a Kyiv un paio di condizioni. I missili occidentali potranno infatti essere utilizzati solo per “scopi difensivi“, ed esclusivamente nelle vicinanze della città nord-orientale di Charkiv. Ciò significa che, in sostanza, Kyiv sarà autorizzata a usare artiglieria statunitense e tedesca solo per rispondere al fuoco delle batterie russe posizionate appena al di là del confine, nonché per colpire gli ammassamenti di truppe russe nella regione frontaliera russa di Belgorod.
Rimane invece il veto su strike preventivi contro obiettivi nell’entroterra russo oppure contro le linee logistiche del nemico. Un funzionario statunitense lo ha precisato alla BBC: “La nostra politica di proibizione dell’uso del sistema missilistico tattico dell’esercito [ATACMS] o di attacchi a lungo raggio all’interno della Russia non è cambiata”.
Kyiv ha il “diritto di difendersi” dagli attacchi russi, ha dichiarato in un comunicato il portavoce di Scholz, Steffen Hebestreit, venerdì mattina. “A tal fine, potrà anche fare ricorso alle armi fornite a questo scopo (…) comprese quelle fornite da noi”. La Germania è il principale sostenitore militare di Kyiv dopo gli Stati Uniti, avendo finora inviato in Ucraina oltre 10 miliardi di attrezzature belliche, tra cui artiglieria pesante e lanciarazzi.
La svolta è stata accolta con irritazione dalla Russia, che ha parlato di “escalation deliberata” dell’Occidente. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha dichiarato che i Paesi della NATO hanno “avviato un nuovo ciclo di escalation della tensione e in modo deliberato” per “continuare questa guerra insensata”.
“Non si tratta di assistenza militare, ma di partecipazione a una guerra contro di noi”, gli ha fatto eco Dmitrij Medvedev, attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo. Mosca distruggerà qualsiasi arma occidentale utilizzata per attaccarla “sia in Ucraina che nel territorio di altri Paesi”, ha detto Medvedev – e l’Occidente compirebbe un “errore cruciale” pensando che il Cremlino non possa lanciare armi nucleari tattiche contro l’Ucraina.

La notizia giunge nelle stesse ore in cui Biden ha dato disponibilità a firmare un nuovo accordo bilaterale di sicurezza con l’Ucraina per stemperare le tensioni createsi nelle ultime settimane con Kyiv, sempre più convinta che l’amministrazione democratica l’abbia abbandonata a se stessa mentre le truppe russe avanzano non solo a Charkiv ma anche nel Donbass (e pianificano un’offensiva anche a Sumy).
Secondo il Financial Times, Washington avrebbe intenzione di mettere nero su bianco un impegno a lungo termine a favore del Paese aggredito, provvedendo all’addestramento militare delle sue truppe, alla condivisione di informazioni d’intelligence nonché all’incremento degli aiuti militari ed economici.
La duplice mossa statunitense si inserisce in un contesto di crescente malcontento da parte della leadership ucraina nei confronti del suo principale sponsor internazionale, il cui supporto – secondo Kyiv – si sarebbe eclissato proprio in concomitanza con l’aggravarsi della situazione al fronte. Dallo scoppio del conflitto, nel febbraio 2022, gli Stati Uniti hanno stanziato oltre 175 miliardi di dollari in aiuti al Paese est-europeo.
Un’avvisaglia del malumore ucraino è arrivata dal presidente Volodymyr Zelensky, che questa settimana ha criticato la decisione dell’inquilino della Casa Bianca di non presenziare di persona alla conferenza sulla pace in Ucraina che si terrà il 15 e 16 giugno sul lago di Lucerna, in Svizzera.
“Non è stata una decisione forte“, le parole del leader ucraino, sgomento per la preferenza accordata da Biden alla raccolta fondi democratica organizzata per la stessa data a Los Angeles con le stelle di Hollywood. A rappresentare gli Stati Uniti all’evento svizzero, fa sapere la Casa Bianca, sarà un “alto funzionario”. Finora 80 Paesi hanno confermato la loro partecipazione, con la Russia assente in quanto non invitata.
“Siamo più divisi che mai dall’inizio della guerra. La situazione è molto, molto tesa”, sintetizza un funzionario ucraino in forma anonima.
A raffreddare l’intesa ci sono una serie di screzi accumulati nell’ultimo anno: dai sei mesi di attesa affinché il Congresso sbloccasse l’ultimo pacchetto di aiuti militari da 61 miliardi di dollari, all’abulia della NATO a voler accelerare i tempi per l’ingresso di Kyiv nell’Alleanza. Tensioni acuite esponenzialmente dalla situazione al fronte, che vede le forze ucraine costrette a indietreggiare a est contro un nemico più grande e meglio equipaggiato.
Fonti vicine a Zelensky lo descrivono “più emotivo e nervoso” per la situazione sul campo e per la (percepita) ansia di Washington a voler trovare una exit strategy al conflitto – sempre più impopolare tra l’elettorato USA – prima delle elezioni di novembre. Zelensky è inoltre convinto che la Casa Bianca stia impedendo a Kyiv di colpire le infrastrutture energetiche russe per timore che l’aumento dei prezzi globali del gas favorisca l’opposizione repubblicana nella cruciale sfida elettorale di fine anno.
Ufficialmente, tuttavia, la linea dell’amministrazione Biden rimane quella di voler sostenere l’Ucraina “per tutto il tempo necessario” e di impedire che Kyiv si sieda al tavolo negoziale in una posizione di debolezza.
Difficile comunque che il nuovo patto, da solo, riesca a riportare il buonumore. Secondo fonti ucraine, l’accordo bilaterale sarà firmato da Biden e Zelensky a margine del vertice del G-7 a guida italiana, in programma dal 13 al 15 giugno a Borgo Egnazia (Brindisi).
Qualche giorno prima, il 6 giugno, potrebbe intanto arrivare un’altra decisione a suo modo clamorosa: quella del presidente francese Emmanuel Macron, che sembra pronto ad annunciare addestratori militari transalpini in territorio ucraino – che Putin ha già annunciato che considererà “obiettivi legittimi”, amplificando i rischi di un “conflitto globale”.
Molti analisti credono che l’ufficialità arriverà settimana prossima, quando Macron accoglierà Zelensky in Normandia in occasione l’80° anniversario del D-day.