Quanto tempo passiamo in media davanti agli smartphone? Tanto, forse troppo e a pagarne le conseguenze sono perlopiù gli adolescenti i quali, incentivati dalla mancanza di stimoli nel periodo pandemico, ne hanno abusato.
Una ricerca condotta tra il 2017 e il 2020 presso la Hanyang University di Seoul ha infatti messo in luce un dato allarmante: nel 2020 la percentuale di ragazzi che usa il cellulare per più di 2 ore al giorno è cresciuta fino a toccare l’85,7% della popolazione indagata, rispetto al 64,3% del 2017.
Lo studio ha preso in esame un campione di 50 mila adolescenti coreani che si sono messi a disposizione dei ricercatori partecipando a un’indagine online nominata “Korea Youth Risk Behavior Survey”. Dall’analisi dei dati ricavati negli anni (primo fra tutti il numero di ore trascorse allo smartphone al giorno), è emerso che l’utilizzo quotidiano di dispositivi digitali per più di 4 ore corrispondeva a situazioni di maggiore stress, di abuso di sostanze e di pensieri suicidari. Problemi meno frequenti in coloro che invece ne facevano un uso più moderato, ovvero pari a 1-2 ore al dì.
Gli autori evidenziano il fatto che non esista un nesso causa-effetto tra le due variabili, eppure una significativa correlazione ha sollecitato le istituzioni a interrogarsi sul fenomeno in atto e a programmare strategie preventive, specie nei luoghi di istruzione.
Sempre più nelle scuole si parla infatti di restrizioni nell’impiego dei cellulari al fine di preservare, per l’appunto, la salute mentale dei giovani. In Italia, ad esempio, le recenti linee guida lo sconsigliano fino alle scuole medie, mentre alla primaria è consentito l’impiego di tablet, purché a scopo didattico. L’annuncio, arrivato a febbraio da parte del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, fa leva su dati sempre più allarmanti relativi al digitale. All’aumento del tempo trascorso su dispositivi tecnologi (+67%) corrisponde di pari passo una crescita di numerosi effetti negativi quali la diminuzione del livello di qualità della formazione scolastica (40%), maggiore stress (32%), oltre a un’ampia gamma di disturbi psicologici (22%).
In Cina, nel 2023, la Cyberspace Administration of China ha proposto di limitare il tempo su Internet a due ore al giorno per i minorenni, ponendo dei paletti anche sulla fascia oraria (dalle 22:00 alle 6:00 non si possono infatti usare i dispositivi) e sull’età della persona (i minori di 8 anni hanno a disposizione 40 minuti al giorno, i ragazzi tra gli 8-16 anni hanno invece diritto a 1 ora). Il disegno ha ottenuto il consenso dei genitori i quali si sono dichiarati favorevoli a tali misure precauzionali per ragioni legate alla salute fisica (vedi i possibili disturbi alla vista associati all’abuso dei cellulari) e mentale.
Anche il Regno Unito sta mettendo al bando i dispostivi tecnologici: la ministra per l’Educazione, Gillian Keegan, ha affermato che le nuove linee-guida daranno agli insegnanti indicazioni e tool-kit operativi per minimizzare il problema. “Le scuole dovrebbero sviluppare una policy che proibisca l’uso di smartphone e altre tecnologie intelligenti con funzionalità simili ai telefoni cellulari (ad esempio la possibilità di inviare e/o ricevere notifiche o messaggi tramite cellulare reti o la possibilità di registrare audio e/o video) durante tutta la giornata scolastica”.
Un dibattito acceso da diversi anni pure negli Stati Uniti, dove i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno individuato un netto peggioramento delle condizioni degli adolescenti nel periodo che va dal 2011 al 2021. Jonathan Haidt, psicologo sociale, afferma che è la generazione Z a pagare lo scotto di una società dipendente dalla tecnologia: se quelle precedenti hanno cominciato ad accusare il problema, questo si è poi tradotto in un totale incubo per i giovani di oggi. La facilità nella fruizione dei contenuti presenti sugli smartphone ha reso questi ultimi un dittatore invincibile. “Una volta che i giovani hanno cominciato a portarsi internet in tasca, disponibile giorno e notte, le loro esperienze quotidiane e i percorsi di sviluppo sono stati alterati a tutti i livelli”, afferma Haidt.
E così negli Stati Uniti il 43% delle scuole superiori pubbliche pone un rigido divieto nell’utilizzo degli smartphone, fatta eccezione per i casi in cui questo possiede una funzione educativa. A maggio 2023, in Florida, Ron DeSantis ha approvato una legge che impone a tutti gli istituti pubblici di delineare regole ad hoc per impedirne l’uso durante le lezioni; a South Portland nel Maine e Charlottesville City in Virginia, sono stati adottati divieti simili. E ancora nella scuola pubblica Illing Middle School, nella città di Manchester, da dicembre sono state imposte delle custodie magnetiche in cui riporre i dispositivi che rimangono così in mano agli studenti ma senza poter essere adoperati. Similmente, nella contea di Clark, a Las Vegas, un programma pilota in partenza dal prossimo autunno prevede l’adozione di appositi sacchetti in cui il segnale dei cellulari viene disattivato.
La Contea di Orange, in California, si è invece mostrata più ferrea sulla questione, stabilendo un veto assoluto protratto per l’intera giornata ed in ogni ambiente scolastico.
Per quanto riguarda la città di New York, la governatrice democratica Kathy Hochul ha proposto di un disegno di legge studiato per bandire i cellulari a partire da gennaio 2025 con lo scopo di salvaguardare la privacy online dei giovani e limitarne l’accesso ai social network. Questi ultimi in particolare sono ampiamente temuti dai genitori statunitensi e hanno trovato l’opposizione in vari Stati tra cui nel Maryland e nel Vermont dove è stato approvato il “Kids Code”, un disegno di legge che tutela i diritti dei bambini online.