Imbarazzo per il Pentagono: il molo temporaneo costruito dagli Stati Uniti a Gaza, progettato per fornire aiuti ai palestinesi, si è rotto a causa del mare mosso e del maltempo.
La necessità di riparazioni così presto mette in imbarazzo la Difesa Usa che ha speso 320 milioni di dollari per il molo, che consente la consegna degli aiuti arrivati via mare da Cipro, sebbene con un laborioso meccanismo di scarica e consegna, e che è rimasto operativo solo per due settimane. Il Pentagono ha detto che l’obiettivo ora è di riprendere le operazioni entro una settimana.
Pochi giorni fa quattro navi americane si erano arenate vicino alla costa di Gaza.
Nonostante queste difficoltà, più di 500 tonnellate di aiuti sono state finora consegnate attraverso il molo; eppure non sono sufficienti. Sia le agenzie Onu sia il Pentagono sono d’accordo che la via più rapida ed efficace per la consegna di aiuti ai palestinesi della Striscia sarebbe con i camion via terra, ma Israele, impegnato nell’offensiva contro Hamas nella Striscia, lascia passare i camion con il contagocce e solo attraverso il valico di Rafah al confine con l’Egitto.
Lo scorso weekend, folle di gazani disperati hanno intercettato i camion con gli aiuti prendendoli d’assalto. Un palestinese è rimasto ucciso e e l’Onu aveva sospeso le operazioni fino a quando “le sfide logistiche” non saranno risolte, invitando Israele a garantire condizioni di sicurezza per le organizzazioni umanitarie.
L’offensiva israeliana, seguita al sanguinoso attacco di Hamas nello Stato ebraico del 7 ottobre che uccise oltre 1200 persone, ha ormai ucciso oltre 36mila palestinesi, in massima parte civili, riducendo la popolazione della Striscia – oltre due milioni di persone, ormai tutte sfollate dalle loro case in cerca di riparo – al terrore e al rischio continuo della fame.