L’ex presidente Donald Trump ha continuato a conservare documenti riservati nella sua tenuta di Mar-a-Lago anche dopo che gli investigatori dell’FBI avevano perquisito la proprietà nell’agosto del 2022.
Lo ha affermato il giudice distrettuale degli Stati Uniti, Beryl Howell, in un comunicato reso pubblico ieri, secondo cui i pubblici ministeri hanno presentato prove convincenti del fatto che Trump ha consapevolmente nascosto documenti di sicurezza nazionale nella sua casa e poi ha cercato di nasconderli quando il Dipartimento di Giustizia ha provato a recuperarli.
La Howell ha spiegato che la probabilità che Trump abbia commesso dei crimini è una base per permettere al consigliere speciale Jack Smith di interrogare l’avvocato dell’ex presidente, Evan Corcoran, su argomenti che normalmente sarebbero protetti dal segreto professionale. Secondo la giudice, i pubblici ministeri hanno dimostrato che Trump sapeva che Corcoran era stato incaricato nel giugno 2022 di informare il governo che tutti i materiali classificati erano stati restituiti, “una dichiarazione che l’ex presidente… sapeva essere sbagliata”.
La perquisizione dell’FBI dell’agosto 2022 a Mar-a-Lago ha confermato che decine di altri documenti classificati erano rimasti nella proprietà, ma successivamente ci sono state almeno altre due serie di materiali ritrovati nella proprietà del tycoon, in seguito ad ulteriori ricerche. Alcuni di questi ultimi file riservati rinvenuti erano stati nascosti perfino nella camera da letto dell’attuale candidato del GOP.

“Non viene fornita alcuna scusa- ha inoltre affermato Howell- su come l’ex presidente abbia potuto non notare i documenti nella stanza”. In una nota a piè di pagina, la giudice ha anche fatto notare che un altro consigliere di Trump, collegato al suo Save America PAC, ha ammesso di aver scansionato il contenuto dei materiali classificati nel 2021 e di averli archiviati su un laptop personale. La scatola in questione era stata poi consegnata all’FBI ne gennaio del 2023.
La Howell, che in qualità di giudice capo ha presieduto il procedimento iniziale del Gran Giurì che ha portato alle accuse penali di Trump nel caso dei documenti riservati, ha inoltre scritto nel suo parere che uno dei più stretti collaboratori del tycoon, Walt Nauta, stava “chiaramente fingendo” quando è stato interrogato dall’FBI sul suo ruolo nello spostamento dei faldoni che contenevano materiale riservato. Nauta è stato infine accusato insieme a Trump di aver tentato di ostacolare i funzionari governativi nel recupero dei documenti.
Il candidato del GOP, ora, dovrà affrontare decine di capi d’accusa, tra cui la conservazione intenzionale di informazioni sulla difesa nazionale, false dichiarazioni e affermazioni, cospirazione per ostacolare la giustizia e occultamento di documenti. Il tycoon, nemmeno a dirlo, si è già dichiarato non colpevole e ha negato di aver commesso qualsiasi illecito.